Npl, le vendite rapide e in massa trasferiscono risorse a pochi investitori

La Commissione Finanza della Camera dei Deputati ha organizzato, lo scorso 15 maggio, presso la Sala del Mappamondo di Palazzo Montecitorio, un seminario sul tema dei non performing loans – prestiti non performanti, npl – al quale hanno partecipato, oltre al Governo, esponenti della Banca d’Italia, della Consob, dell’Associazione bancaria italiana e di Confindustria, nonché di molte istituzioni finanziaria.

Gli interventi che si sono succeduti hanno unanimemente evidenziato la necessità di gestire la partita in modo del tutto differente, ovvero concretizzare, in fase di vendita, un introito maggiore rispetto a quanto avvenuto fino a oggi, congruo alle potenzialità di realizzo del credito ceduto.

Come noto, la soluzione già da tempo prospettata da First Cisl che, come sottolineato più volte dal segretario generale Giulio Romani, prevede la gestione paziente degli npl, anche con la partecipazione dei lavoratori.

“La svendita degli npl a prezzi da speculazione rischia di premiare i responsabili dei dissesti e provoca pesanti perdite di capitale alle banche cedenti. La soluzione è la costituzione di società che coinvolgano in forma partecipativa i vari portatori di interesse dell’attività bancaria, ossia i lavoratori, le associazioni di imprese, le fondazioni, le finanziarie pubbliche, le banche stesse, che rilevino le sofferenze per affidarle ad una gestione paziente”. Con queste Romani ha presentato la proposta First Cisl alla tavola rotonda dal titolo “Progetto npl: dall’analisi del problema all’individuazione di una soluzione di sistema”, organizzata dall’Associazione Bancaria Sanmarinese, lo scorso 17 marzo.

Interessante, al proposito, il parere in merito alla gestione degli npl espressa dal direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini che, come riportato dalle agenzie di stampa, nel corso del suo intervento al seminario romano ha dichiarato che i crediti deteriorati “rappresentano un peso sulla redditività delle banche” e che una loro forzata cessione “creerebbe un ingiustificabile trasferimento di ricchezza dagli azionisti delle banche agli azionisti degli operatori specializzati in questi asset”. Diventa quindi necessario, conclude Sabatini, “che le banche si dotino di una chiara strategia di gestione che non preveda come unica soluzione la cessione forzata degli npl a prezzi di liquidazione ma anche altre opzioni come la gestione interna e le cartolarizzazioni oltre alle cessioni”.

Non “svendere” gli npl appare anche l’intento del vicedirettore generale della Banca d’Italia, Fabio Panetta, che ha sottolineato come “la soluzione del problema dei crediti deteriorati richieda tempo. Nell’attuale contesto di mercato, vendite rapide e in massa si tradurrebbero in un generalizzato e indesiderabile trasferimento di risorse verso i pochi investitori specializzati”.

Una soluzione condivisa è stata auspicata anche da Maurizio Bernardo, presidente della Commissione Finanze della Camera, che ha rappresentato la necessità di creare “un osservatorio costituito da tutti gli attori istituzionali pubblici e privati di riferimento può rappresentare un ulteriore contributo alla discussione e soluzione di quella che può essere anche un’opportunità per il sistema-Paese”.