Conquiste del Lavoro, “il credit crunch danneggia le piccole imprese”

Secondo una ricerca dell’ufficio studi della Confcommercio sulle prospettive dell’economia e il ruolo del credito bancario per lo sviluppo del sistema imprenditoriale in Italia solo l’11% delle piccolissime imprese, quelle entro i nove addetti, “vengono soddisfatte in termini di credito” mentre per le grandi il tasso quasi si quadruplica al 41%.

La ricerca,  presentata a Cernobbio durante  la diciottesima edizione del Forum  “I protagonisti del mercato e gli scenari per gli anni 2000” svolta  venerdì 31 marzo e sabato 1 aprile presso il Grand Hotel Villa d’Este,  evidenzia come dopo i momenti più bui della crisi finanziaria il rapporto tra imprese del terziario e banche fatichi a ripartire: nel 2009 le richieste pienamente accolte erano il 62%, per crollare al 23% nel 2013 e risalire solo al 38% negli ultimi due anni.

“Il credit crunch c’è e si vede”, afferma l’associazione che ogni trimestre intervista un campione rappresentativo delle imprese del terziario per il suo ‘Osservatorio sul credito’. “Sarà difficile per le nostre imprese tornare a crescere anche dimensionalmente senza un efficace contributo del sistema bancario”.

Secondo questi dati  le imprese hanno perso quasi 120 miliardi di finanziamenti, mentre le famiglie hanno incrementato il credito rispetto a cinque anni fa.

Se ne parla approfonditamente in un articolo a firma Rodolfo Ricci, pubblicato il primo aprile su  Conquiste del Lavoro, il quotidiano della Cisl, che evidenzia come l’offerta di credito delle banche continua a ridursi penalizzando maggiormente le imprese rispetto alle famiglie: «Il credito bancario si riduce non solo in termini assoluti ma anche in percentuale del pil, ma bisogna evidenziare che non tutti i prenditori godono della stessa considerazione: in Italia le famiglie hanno incrementato il credito rispetto a cinque anni fa, mentre le imprese hanno perso quasi 120 miliardi di finanziamenti. Oggi il credito alle imprese in Italia è pari a circa 776 miliardi di euro, contro gli 893 miliardi di cinque anni fa. Ponendo a sistema, precisa la Confcommercio, le caratteristiche di bassa crescita del Paese con la riduzione strutturale di credito bancario, “appare evidente come ci si trovi dinanzi a un problema di insufficienti risorse per lo sviluppo: un problema di ardua soluzione”.»

Ricci riporta anche la tesi della nostra banca centrale: «Per effetto della crisi la composizione delle attività finanziare, in cui sono convogliati circa 4mila miliardi di ricchezza delle famiglie, è tornata a spostarsi su “circolante e depositi bancari e postali.  A ricordarlo il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. Il 10% è invece investito in bond e titoli Stato, come anni 50. “La Vigilanza non può sostituirsi ai risparmiatori nelle scelte che sono chiamati a fare per l’allocazione della propria ricchezza” e “l’educazione finanziaria è ovunque componente essenziale delle politiche di tutela del risparmio”. Visco ha anche ricordato che, per effetto della crisi, di circa 4.000 miliardi di ricchezza delle famiglie è tornata a spostarsi su “circolante e depositi bancari e postali” poco più del 30% (1.300 miliardi di euro), “una quota simile a quella registrata alla fine degli anni Ottanta”.»