First Cisl e gli altri sindacati lanciano l’allarme sulla disintegrazione del settore credito in Sardegna

Da lungo tempo ci stiamo interessando dei progetti di ristrutturazione del settore credito che impattano negativamente sulla nostra regione e li stiamo contrastando con tutte le forze di cui disponiamo. Tutti ricordano la lunga stagione di lotte e mobilitazioni ancora in corso contro i danni apportati al settore credito dell’isola.

Recentemente il Gruppo BPER ha avviato un’operazione definita come ‘percorso di razionalizzazione del Comparto Monetica’, attualmente all’interno di Bibanca S.p.A.  da realizzare attraverso una scissione in favore di BPER Banca S.p.A.”

Di fatto, si prevede il trasferimento di un ramo d’azienda di Bibanca S.p.A – che si occupa della cosiddetta ‘monetica’ cioè un ambito fra i più evoluti e tecnologici e redditizi del settore bancario – direttamente alla capogruppo.

Tale operazione viene giustificata con un “efficientamento della gestione amministrativa e contabile dei flussi relativi al business monetica, grazie alla centralizzazione del servizio di emissione delle carte di pagamento e della gestione dei rapporti con gli stakeholder esterni in quanto le predette iniziative contribuiranno (secondo BPER) alla creazione di un centro in grado di gestire in modo uniforme e strategico l’intero mondo dei pagamenti”.

L’operazione verrà sperabilmente condotta nel rispetto della legge e delle previsioni contrattuali e ne viene dato atto nella lettera inviata da BPER stessa, alla parte sindacale, da quelle nazionali, alle segreterie di gruppo, alla rappresentanza sindacale aziendale in Bibanca S.p.A.

Pur non essendo coinvolta direttamente nella procedura che si dipanerà nelle prossime settimane, First Cisl regionale Sardegna esprime la più forte preoccupazione in merito all’ennesima puntata del continuo e inaccettabile depauperamento che il settore bancario isolano sta subendo, e rischia di subire ancora, per iniziative dei grandi gruppi bancari nazionali. Come altre volte è accaduto, il fine ultimo è quello di spostare lavorazioni fuori dalla nostra regione.

Recentemente, in occasione della pubblicazione dei risultati semestrali del Banco di Sardegna, abbiamo sostenuto fra l’altro che un aspetto da non sottovalutare è quello relativo al costante e pericoloso svuotamento del patrimonio che la presenza sul territorio rappresenta, mentre ancora auspichiamo un incremento delle lavorazioni in capo alle strutture centrali presenti in Sardegna e la valorizzazione del personale locale, in termini professionali ed economici. Quel che vediamo però è tutt’altro.

Un altro segnale chiaramente pernicioso riguarda l’ulteriore massiccia chiusura di sedi nell’Isola: apprendiamo, infatti, che prossimamente verranno chiuse ben quindici filiali, cosa che contribuirà ulteriormente al pericoloso svuotamento di territori già fortemente penalizzati dalla difficoltà di accesso a modalità digitali. Non ci si lasci fuorviare dalla sperabile regolarità di queste operazioni in termini legali o contrattuali: si tratta di operazioni tese a svuotare di contenuti, di preziose professionalità e in futuro anche di numeri di addetti e agenzie il settore del credito in Sardegna.

Anni fa la Sardegna poteva contare nel settore del credito, attraverso importanti realtà aziendali, su un bacino di lavorazioni, di addetti e di presìdi sul territorio importantissimi, a garanzia di una preziosa opportunità di costruire un futuro lavorativo altamente professionalizzato nella nostra terra per i giovani. Ora cosa è rimasto? Nel corso del tempo sono svanite realtà importanti e determinanti. Pensiamo per esempio al Credito Industriale Sardo, confluito nel gruppo Intesa San Paolo; ricordiamo come sia stata enucleata la rete di agenzie della ex Banca di Sassari e ceduta al Banco di Sardegna per poi progressivamente procedere a chiusure a ripetizione in maniera talmente massiccia da provocare anche la protesta degli amministratori degli enti locali.  Ma anche Sardaleasing, realtà tutta sarda il cui centro di comando è stato ormai da tempo trasferito a Milano e che ormai appare come BperLeasing.

Nel frattempo, alla ex Banca di Sassari è stato imposto di cambiare nome e veste, diventando una società prodotto che si occupa di settori specifici, il credito al consumo e la monetica. Proprio quest’ultima riveste un ruolo centrale in quella realtà e ora viene asportata e trasferita alla capogruppo. Si dirà che resta tutto in casa, che i lavoratori non corrono rischi, che gli accordi garantiranno le tutele di tutti. Siamo convinti che sarà così e ciò nondimeno paventiamo l’impoverimento progressivo che queste operazioni comportano, sia in termini di abbandono del territorio della regione, sia in termini di occupazione che in prospettiva continua perniciosamente a ridursi.

E non dimentichiamo, nella galassia BPER, l’operazione di cessione della Numera S.p.A., un gioiello del settore informatico che garantiva una serie di progetti di altissimo livello. Anche il suo passaggio al gruppo NEXI S.p.A. venne giustificato come una operazione di razionalizzazione e sui media non mancarono commentatori che vollero mettere in evidenza la grande opportunità per quei lavoratori di passare alle dipendenze di un grande gruppo di livello internazionale. Il risultato è che a distanza di oltre un anno e mezzo dall’operazione a Numera non è confluita alcuna operazione nuova e non si vede un piano di sviluppo all’orizzonte.

“Continuare pervicacemente su questa strada è per noi assolutamente inaccettabile” – sostiene Ettore Erriquez, segretario generale di First Cisl Sardegna – “Questa sconfortante situazione va denunciata con vigore; così stiamo facendo, insieme alle altre organizzazioni sindacali di settore. Il tema non è esclusivamente legale o contrattuale, ma è ormai anche e soprattutto un tema politico. La politica ha spazi per attivarsi in maniera importante contro l’evidente disintegrazione del settore credito in Sardegna, materia che lo Statuto speciale assegna alla sua competenza; per evitare di dissipare del tutto una ricchezza non solo pecuniaria ma soprattutto in termini di rapporti sociali, di occupazione, di presenza costruiti in oltre un secolo, mettendo mano al tema che stiamo presentando. Un rilancio economico della Sardegna non può che passare anche attraverso un sistema di credito regionale.”

Il tempo sta scadendo, l’allarme è lanciato. Nei fatti First Cisl Sardegna, insieme alle altre organizzazioni del settore (con le quali è stato emesso un comunicato stampa), sta sollevando una questione non più differibile e chiedendo a tutta la politica regionale di  intervenire con tutti i poteri a sua disposizione per impedire che la Sardegna venga privata totalmente della gestione anche minima della politica del credito sul territorio.