Le banche nuotano nel denaro e abbandonano i territori

Le banche nuotano nel denaro e la società affoga nella disperazione. La forbice dei tassi spinge in alto gli utili delle banche che già erano spinti dall’impetuoso vento della riduzione forzosa del numero dei lavoratori del nostro settore e della chiusura di un numero enorme di agenzie ovunque in Italia.
Tutto questo porta danni enormi nella nostra isola, già martoriata dalla mancanza di infrastrutture e di presidi di società civile.
L’occasione del rinnovo del contratto nazionale del settore credito (banche aderenti all’ABI) è una di quelle particolarmente importanti per tutto il settore (addetti e aziende), ma anche per il resto dei comparti lavorativi e persino della società civile. Infatti, da sempre il contratto del credito è un contratto particolarmente rivendicativo, sia in termini di diritti dei lavoratori che in termini di rivendicazione economica.
Ma in questa particolare circostanza la partita che si sta giocando è ancor più importante. L’incredibile mole di utili che tutti i gruppi e tutte le singole aziende bancarie stanno macinando da due anni e mezzo a questa parte (persino nel tempo del Covid) sono un qualcosa che non può interrogarci rispetto alla trascuratezza con cui quelle stesse aziende si stanno comportando nei confronti dei lavoratori, dei clienti e dei cittadini in genere. Gli utili non si contano, ma in parte sono collegati alla continua chiusura di sportelli – piaga che affligge da anni la Sardegna – e riduzione del numero di addetti.

Il resto è collegato all’aumento generalizzato dei tassi di interesse che disintegra i portafogli delle famiglie e gonfia quelli delle banche.
Perciò, rivendicare un aumento salariale importante è utile alle famiglie dei lavoratori, ma anche all’economia generale. Il denaro che aumenterà le buste paga è noto che viene investito in spesa corrente in quanto la capacità vera di risparmio dei cittadini si è ridotta notevolmente.
La rivendicazione salariale è un elemento centrale della piattaforma unitaria delle organizzazioni sindacali. Il sistema bancario ha alle spalle le crisi che hanno segnato gli anni precedenti e sta producendo risultati stratosferici, come quelli presentati da Intesa Sanpaolo, da Unicredit o dal Gruppo Bper (azionista unico del Banco di Sardegna che a sua volta ha dichiarato risultati importantissimi!). Lo stesso avverrà nei prossimi giorni per tutti gli altri grandi gruppi, ma anche per le piccole banche. È arrivato quindi il momento di aumentare i salari, tutelando il potere d’acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche redistribuendo la produttività di sistema attraverso il contratto collettivo nazionale. Tutto questo senza trascurare, ovviamente, la possibilità che il salario venga redistribuito anche a livello dei gruppi bancari e di singole banche.

Ma all’interno del rinnovo contrattuale sono poste numerose altre richieste di carattere normativo che impatteranno comunque sui cittadini. Un’attenzione speciale è posta nel tentare di ridurre la piaga delle pressioni commerciali, ossia quella spinta dei vertici aziendali sui lavoratori affinché raggiungano i risultati di vendita e collocazione dei prodotti bancari. E’ una grande battaglia di diritto, perché le pressioni commerciali tolgono la salute dei lavoratori e nel contempo mettono a rischio il portafoglio dei cittadini che potrebbero essere indotti a qualche operazione non indicata per loro.
Una buona riuscita del rinnovo del contratto dei bancari fornirà anche la giusta spinta a tutti gli altri rinnovi che seguiranno.
Lo speciale di Affari & Finanza (Gruppo La Repubblica) uscito oggi fotografa impietosamente (nonostante un linguaggio talvolta fin troppo “pettinato”) l’abbandono dei territori a fronte di un incremento di utili difficile da digerire per chiunque, politica in primis.

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