Quale futuro per le banche del territorio laziale?

Fino a pochi anni fa il settore del Credito rappresentava, per la regione Lazio e in particolare per la città di Roma, un importante sostegno all’occupazione e allo sviluppo del territorio.
Da sempre infatti la Capitale ha rivestito un ruolo fondamentale del sistema creditizio e finanziario italiano, grazie agli importanti Istituti di credito radicati nel proprio territorio, rappresentando un valore di eccellenza e costituendo uno dei poli di riferimento per il settore finanziario del Paese.
In tale contesto l’occupazione nel settore del credito, grazie anche alla fondamentale presenza delle Direzioni centrali degli istituti, ha permesso la crescita di una classe impiegatizia e direttiva che ha portato un sensibile benessere, sia in termini economici che sociali, su un territorio privo, storicamente, di grandi imprese e industrie private. Ciò ha rappresentato, per molti anni, un importante elemento di sostegno sociale e un fondamentale cuscinetto tra le diverse realtà economiche del nostro paese.
Oggi cosa accade? I dati occupazionali del settore del credito parlano chiaro: il livello occupazionale delle banche del Lazio è sceso di oltre il 40%, passando dai circa 50 mila impiegati del 2000 ai circa 27 mila di fine 2016.
Il motivo di un tale decrescita, che ha riguardato non solo il numero di unità impiegate ma anche i livelli professionali presenti negli Istituti della regione, è da ricercare in una molteplicità di cause.
Senza voler qui analizzare i processi di fusione tra i maggiori gruppi bancari italiani, che hanno visto la Capitale perdere la totalità delle sedi direzionali e dei centri decisionali, o le conseguenze della crisi economica che ha impattato sia direttamente che indirettamente sulle Banche, è inevitabile prospettare, un futuro estremamente difficile per il territorio romano e laziale se non si cercheranno delle soluzioni concrete atte a rilanciare, nella sua complessità, il settore bancario in termini occupazionali, professionali e di interazione, anche sociale, con il territorio.
Da un lato, il territorio sta assistendo ad una costante emorragia di posti di lavoro. Dopo i 1666 di Almaviva, i 200 di Sky, i possibili 140 di Mediaset, anche la Esso decide di spostarsi in Liguria. Dall’altro, le grandi Banche annunciano, con i prossimi piani industriali, ulteriori chiusure di sportelli (1.000 di Intesa Sanpaolo, 800 di Unicredit, 335 di Banco BPM, 280 di UBI, 500 di MPS, per parlare solo delle Banche di maggior dimensione) e relativi posti di lavoro. Ovviamente, il Lazio avrà la suo quota di chiusure di sportelli con relativa ulteriore perdita di posti di lavoro.
I livelli di servizio saranno garantiti facendo ricorso alla sempre maggiore digitalizzazione, obbligando tutti noi a ricercare, nella qualità e nella massima coesione sociale, nuovi modelli imprenditoriali che ci possano portare nuovamente, come tante volte è stato nel passato, a «reinventare» e primeggiare nel più importante settore economico di un paese: quello creditizio.
Il rilancio del settore è però difficilmente immaginabile se non ricomprenderà anche la Capitale del Paese, e più in generale il meridione. Rilancio che non può essere fatto senza le dovute autonomie funzionali, finalizzate alla valorizzazione della componente occupazionale e professionale delle popolazioni residenti.
Un autonomia che deve essere anche in grado di porsi soprattutto al servizio del territorio, coniugando la capacità di sviluppare sinergie con le università, gli enti locali e le rappresentanze imprenditoriali votate all’innovazione al fine di poter avviare processi virtuosi per la promozione di incubatori e startup, finalizzate all’occupazione e alla valorizzazione dei giovani della nostra Regione.
Un processo, quest’ultimo, che se opportunamente coniugato con l’avanzare della automazione tecnologica all’interno del sistema tradizionale bancario, può creare anche delle opportunità per una nuova occupazione basata su contenuti professionali fortemente innovati.
Quindi, se oggi le banche della nostra Regione Lazio non possono più contare sulla presenza di numerosi Direzioni centrali di grandi Gruppi Bancari, come nel passato, è indispensabile tentare di assumere un ruolo primario nell’ambito dell’innovazione tecnologia dei servizi bancari.
Potrebbe risultare interessante, infine, anche verificare l’opportunità di avviare un processo di sinergia, tra banche, organizzazioni sindacali, università e aziende del settore tecnologico, nell’ambito del progetto “Hub Generazioni”, lo spazio polifunzionale che racchiude tutti i servizi offerti dalla Regione Lazio per il lavoro, la formazione, lo sviluppo d’impresa, la cultura e il diritto allo studio, con un’attenzione particolare ai giovani.