La pubblicazione dei dati di Banca d’Italia riferiti al 31.12.2023, unitamente a quanto prodotto dalla Fondazione Fiba e da First Cisl in tema di desertificazione bancaria, ci fornisce l’opportunità di effettuare un aggiornamento del nostro ormai consueto check sull’andamento settoriale del credito della Capitale e della sua provincia.
Purtroppo anche il 2023 vede confermate le tendenze evolutive descritte nell’originaria ricerca sul medesimo fenomeno, che possiamo qui sintetizzare nella prosecuzione del processo circolare, assai poco virtuoso, di riduzione del credito erogato ad Imprese e Famiglie, della contrazione della Rete bancaria territoriale ad esso dedicata e della crescente incidenza della componente del credito al consumo in parallelo con l’aumento del grado di finanziarizzazione del tessuto economico di riferimento, quali conseguenze della sostanziale rinuncia all’utilizzo della leva creditizia quale strumento di promozione e sviluppo del tessuto produttivo e socio economico del Paese in generale e della nostra Regione in particolare.
Tale dato è tanto più significativo ove si pensi che l’anno appena trascorso ha segnato di fatto la sconfessione degli auspici espressi dai più – e tra questi anche dalla nostra Organizzazione – d’invertire la rotta di declino imboccata con decisione negli anni precedenti, correggendola attraverso adeguati interventi politici ed istituzionali che, mediante un’adeguata “messa a terra” degli investimenti programmati nel PNRR, invogliassero anche le Banche a recuperare non solo la loro classica funzione d’intermediazione, ma anche quella di soggetti attivi dotati dei mezzi e delle competenze per progettare, finanziare e realizzare gli investimenti necessari al consolidamento ed allo sviluppo del tessuto socio-economico in cui operano, in linea ed armonia con quanto già previsto fin dal 1948 dal legislatore costituzionale, che li qualifica quali soggetti attuatori degli interessi connessi alla funzione sociale del Risparmio e dell’Investimento, espressamente tutelata dalla Repubblica.
I ritardi registrati nella realizzazione degli investimenti programmati, la correlata minor crescita indotta in uno con quella del reddito nazionale lordo e delle esportazioni, le crescenti incertezze causate dalle tensioni inflazionistiche endogene ed esogene che hanno stimolato politiche monetarie restrittive, sono le determinanti di un’attività creditizia sempre più asfittica, incapace di proporsi in chiave anticiclica per la promozione e realizzazione di quell’adeguato grado di sviluppo economico-sociale auspicato.
CREDITO A ROMA E PROVINCIA – ANALISI 2024
Nel periodo 12/2011 – 12/2023 Roma e la sua Area Metropolitana hanno perso il 40,7% degli sportelli fisici delle Banche sul territorio, passando da 2.067 sportelli a 1.225 (-40,8%); tale variazione risulta sostanzialmente in linea con quanto accaduto a livello nazionale (-40%).
Quello che però colpisce dall’analisi comparata di dati di Banca d’Italia non è tanto la variazione nel tempo espressa in valori assoluti dell’attività creditizia sul territorio metropolitano di Roma, quanto la sensibile ricomposizione settoriale operatasi nel periodo considerato, che suggerisce conseguenze tutt’altro che positive in termini di sostegno e contributo alla crescita del tessuto economico-produttivo locale.
Infatti, ove si ponga attenzione ai singoli comparti economici si rileverà una dinamica piuttosto discordante con gli analoghi aggregati a livello nazionale o del “nord produttivo”, rappresentato in primo luogo da Milano.
Nel dettaglio, gli impieghi verso le attività industriali si riducono del 52,3% a Roma, contro un -25,0% nazionale ed un –20,0% nella provincia di Milano; nel comparto delle costruzioni la riduzione di attività creditizie è del 72,1% sull’area romana, contro un -67,6% nazionale ed un –41,2% nel milanese; nei Servizi il credito invece si riduce del 27,5% a livello locale contro il –26,8% nazionale, mentre a Milano si decrementano “solo” del 14,3%; a livello di famiglie consumatrici la provincia di Roma vede un incremento del 20,4% rispetto al 16,9% nazionale ed al + 29,3% di Milano.
Di segno opposto l’andamento dei finanziamenti alle società finanziarie, diverse da istituzioni finanziarie e monetarie, che vedono Roma – in controtendenza – incrementare la sua attività creditizia nel comparto del 57,6% contro una riduzione del 17,4% a livello nazionale e del 15,6% nella provincia di Milano.
Questo ultimo dato ci fornisce oltre che una conferma della “terziarizzazione” dell’economia romana, anche quella di una sua crescente “finanziarizzazione” che, più che agire sulla capacità prospettica di produrre reddito e ricchezza attraverso il sostegno all’attività produttiva locale, si limita ad “estrarre” valore “a breve” da attività finanziarie spesso oggetto di arbitraggi o meri brokeraggi (si pensi ai molteplici passaggi tra operatori degli stessi crediti fiscali riconducibili ai vari bonus e super bonus su iniziative edilizie o di riqualificazione energetica), con la conseguenza, nel medio termine, di veder scendere il contributo apportato allo sviluppo del PIL della provincia di Roma (e del Lazio).
Ne deriva che la scelta di concentrarsi sul comparto finanziario, più che riflettere le caratteristiche economiche locali specifiche, ne sta determinando l’orientamento futuro, ossia l’abbandono delle aree più periferiche dell’economia locale, con conseguente riduzione degli sportelli soprattutto nelle aree meno centrali della città e della provincia, giustificato per lo più dalla contrazione dei costi operativi.
I dati sopra evidenziati, relativi a 13 anni di attività creditizia ed espressi in termini nominali assoluti, sono assolutamente in linea con il trend storico di contrazione dell’attività di supporto dell’economia reale; di converso l’espansione di quella finanziaria subisce un’ulteriore accelerazione proprio nel corso dell’anno appena trascorso. In particolare, la contrazione colpisce il credito alle famiglie produttrici ed alle imprese fino a 5 dipendenti, ossia i soggetti produttivi solitamente più fragili sotto il profilo economico-finanziario (-5,2%) e quello al settore industriale (-14,8%), mentre quello finanziario continua a crescere (+7,6%).
Come ricordato i dati analizzati sono tutti espressi in valori correnti; ove fossero sottoposti a deflazionamento attraverso opportuni indici dei prezzi a valori costanti, i confronti realizzati non solo verrebbero confermati, ma il loro significato economico risulterebbe tanto più coerente con le conseguenze economiche sopra enunciate.
Si ricorda inoltre come la “periferizzazione” di Roma rispetto al quadro creditizio ed economico nazionale sia avvenuta anche attraverso l’abbandono della Capitale di buona parte dei preesistenti centri decisionali delle Banche nazionali, tra cui il Gruppo Unicredit con l’assorbimento della Banca di Roma e quello della BNL con il trasferimento del “Quartier Generale” a Parigi, ma anche con la revisione del sistema delle deleghe creditizie che ha accentrato su Milano le decisioni di maggior rilevanza ed impatto: a Roma oggi rimane soprattutto la realtà dell‘ICCREA, realtà del mondo del credito cooperativo con un peso specifico sul Sistema creditizio sicuramente non preponderante.
Eppure per riconoscimento unanime sul territorio romano (e laziale) risiedono le eccellenze di settori quali il farmaceutico, l’aerospaziale, l’IT ed i comparti di ricerca e sviluppo di soluzioni di AI (Intelligenza Artificiale), la maggior parte dei quali sarà fortemente interessata alla realizzazione dei nuovi investimenti ricompresi nelle due grandi transizioni, quella ecologica e digitale, che caratterizzeranno le economie di tutti i Paesi sviluppati per i prossimi anni, in dimensioni non comparabili con il passato conosciuto.
Per invertire il quadro congiunturale depressivo innanzi descritto si auspica, tra l’altro, la creazione di un Osservatorio economico – partecipato dalle istituzioni capitoline, dalle banche, dalle associazioni delle imprese, dalle organizzazioni sindacali, dalle associazioni, dei cittadini e dalle università – che possa svolgere un ruolo attivo nel miglioramento quali-quantitativo delle erogazioni dei crediti/investimenti, individuando anche potenziali opportunità di sviluppo e di crescita economica, sociale e culturale della Capitale. Un luogo, quindi, dove far confrontare in modo costruttivo tutte le importanti energie presenti nella Capitale, per meglio definire e programmare interventi di media e lunga prospettiva.
A tal fine, nel gennaio 2022, la CISL del Lazio si fece promotrice, assieme alle altre sigle confederali, di una formale proposta indirizzata alla Regione Lazio ed al suo Presidente per l’istituzione di una “Consulta per il credito alle famiglie ed alle imprese”, da attivare mediante specifica convenzione con i principali attori della vita socio-economica della Regione; solo nel gennaio di quest’anno, a seguito del rinnovo delle rappresentanze politiche regionali, l’Assessore al bilancio ha ricevuto le delegazioni Confederali alle quali ha confermato l’interesse del Lazio per la realizzazione della nostra proposta, disponendo di conseguenza l’aggiornamento della documentazione istruttoria disponibile.
GRAFICI:
2011-2023: Un decennio di disimpegno nel sistema creditizio
2011-2023: Distribuzione interna degli impieghi tra attività reali e finanziarie