Intelligenza artificiale: il futuro è adesso

Nell’ultimo decennio sono stati pubblicati diversi studi sugli impatti che l’automazione, la robotizzazione e l’intelligenza artificiale avrebbero avuto nel mondo del lavoro ed in particolare sull’occupazione. Ad esempio, nel 2017 la McKinsey Global Institute, pubblicò un’analisi svolta su 46 paesi e 800 attività lavorative, dove stimava entro il 2030 la perdita di circa 375 milioni di posti di lavoro a causa dell’intelligenza artificiale, oppure nel 2013 l’università di Oxford, valutò che il 47% dei lavori negli Stati Uniti sarebbe stato ad alto rischio di automazione nei successivi 20 anni e del 2016 allargando l’analisi ad altri 21 paesi OCSE aumentò questa valutazione al 57%.

Nel 2016 la Banca Mondiale, sulla base di un’analisi svolta su 157 paesi, stimò che il 14% dei lavoratori avrebbe potuto perdere il posto di lavoro e che il 40% dei lavori avrebbe subito dei cambiamenti.

Nell’ultimo decennio sono stati quindi tanti gli studi pubblicati da istituzioni mondiali ed organismi economici prestigiosi, ma solo dalla fine del 2022 hanno avuto uno   spazio importante nell’informazione di massa.

Per quale motivo? Cosa è successo alla fine dello scorso anno?

Il 22 novembre 2022 è stata presentata ChatGPT, il sistema di intelligenza artificiale generativa sviluppato da OpenAI e finanziato da Microsoft; si chiama generativa perché può generare testo, immagini, musica od altri media in risposta alle interrogazioni che gli vengono poste. La si potrebbe pensare anche come ad un super motore di ricerca che ogni volta che lo interroghiamo attiva un gruppo di ricercatori che studiano la nostra richiesta e poi ci rispondono scrivendo un testo nuovo generato per noi (leggi l’intero articolo cliccando qui).