Il gigante invisibile: i coefficienti di trasformazione

Qualcosa che determina l’importo della pensione, ma di cui quasi nessuno parla.
Questo sono i coefficienti di trasformazione, che ad ogni loro aggiornamento, biennio dopo biennio, producono un’erosione dell’assegno della pensione nella parte determinata dal sistema contributivo e che quindi sono un argomento che interessa, in varia misura, tutte le persone che andranno in pensione nei prossimi anni (cfr https://www.firstcisl.it/romaelazio/2019/07/03/quota-100-o-pensione-naturale/).
Infatti, attualmente nessuno è escluso dall’applicazione di questi coefficienti, perché riguardano chi aveva:

  • almeno 18 anni di contributi al 31/12/1995 (la situazione più favorevole), che ha l’applicazione del sistema contributivo limitata alle sole anzianità maturate successivamente al 1° gennaio 2012,
  • meno di 18 anni di contributi al 31/12/1995, a cui viene applicato il sistema contributivo alle sole anzianità maturate successivamente al 1° gennaio 1996,
  • versato i primi contributi dopo il 31/12/1995 (la condizione meno favorevole), che ha tutto l’assegno determinato con il sistema di calcolo contributivo.

In quale misura?
Per rispondere a questa domanda, nell’articolo allegato, il nostro attuario Nicola Lauletta, in maniera molto semplice, concisa e compendiosa, descrive l’incidenza dei coefficienti di trasformazione sugli assegni di pensione.
Un’incidenza pesante se consideriamo che in alcuni casi, un italiano di 65 anni che cesserà l’attività nel 2021 percepirà un assegno annuale di pensione più basso di circa il 15% rispetto ad un italiano con pari condizioni contributive, ma pensionato nel 2009.
Per importanza questo tema è un “gigante” e lascia molto perplessi il fatto che sia quasi “invisibile” nelle discussioni dei mass media e soprattutto della politica.

Leggi l’articolo di Nicola Lauletta