Il neo eletto Segretario lucano Pierluigi Buccino, partendo dalla profonda relazione del segretario generale Riccardo Colombani, dal palco del terzo Congresso nazionale di First Cisl lancia un monito sui rischi legati alla globalizzazione nel mercato del lavoro ed alle implicazioni che questi effetti potranno avere sulle lavoratrici e sui lavoratori.
Di seguito riportiamo le parole rivolte alle congressiste ed ai congressisti:
” Porto il saluto sentito dei componenti dell’esecutivo ed del consiglio generale di Basilicata ma soprattutto il saluto degli associati di first Basilicata che, attraverso l’esercizio della delega rappresentativa, ci consegnano una grande responsabilità per costruire “una cultura nuova per lo sviluppo del lavoro”.
Il percorso relazionale e tematico di questo congresso è stato ampiamente delineato e chiama molti e tutti, soprattutto fuori dal nostro contesto, a riflettere ed agire in un percorso o nel percorso tematico descritto nella profonda relazione del Segretario Generale Riccardo Colombani.
Il “fallimento” della globalizzazione è un tema complesso e oggetto di dibattito. Molti vedono la globalizzazione come un processo che ha portato a disuguaglianze, perdita di sovranità nazionale, e danni ambientali, anche se altri ne riconoscono i benefici in termini di crescita economica e scambio culturale. La globalizzazione è un processo complesso e multiforme, con sia aspetti positivi che negativi. Il “fallimento” percepito è spesso legato alla percezione di disuguaglianze, alla perdita di sovranità nazionale e ai danni ambientali, che sono stati accentuati in alcuni contesti. È importante considerare sia i benefici che i costi della globalizzazione per valutare il suo reale impatto e per trovare strategie che possano mitigare gli effetti negativi e massimizzare quelli positivi.
Riprendiamo anche in Italia i temi che sono affrontati da movimenti molto presenti impegnai sulla necessità di affiancare al PIL (prodotto interno lordo) un altro misuratore come quello individuato nel BIL (benessere interno lordo).
La riforma del modello economico che ci immaginiamo ed orientata allo sviluppo integrale delle persone, si concentra su una serie di cambiamenti per promuovere il benessere di tutti, non solo la crescita economica . Questo significa considerare l’impatto sociale, ambientale e personale delle attività economiche, spingendo verso un modello più equo, sostenibile ed umano. Oggi siamo qui non solo per difendere diritti o rinnovare contratti . Siamo qui per qualcosa di più profondo: cambiare la cultura del lavoro.
Viviamo in tempi nei quali il lavoro cambia velocemente (piattaforme, Smart working, AI….), i giovani vivono precarietà e isolamento, le imprese cercano flessibilità ma spesso senza responsabilità
La First e la Cisl non sono protagonisti solo nella difesa ma nella proposta come testimonia la proposta di legge sulla partecipazione. La cultura lavorativa dominante in molti contesti resta ancora ancorata a logiche gerarchiche, individualistiche e orientate al profitto a breve termine, in contrasto con i bisogni reali delle persone e della società .
Che cosa intendiamo per “ nuova cultura del lavoro”? Un lavoro che mette al centro la persona, non solo profitto, un lavoro che include , non che divide, un lavoro che forma, non che consuma, un lavoro che rispetta i tempi di vita, non che li schiaccia.
Cosa significa “coltivare una cultura nuova”? Mettere la dignità del lavoro al centro, contro ogni forma di sfruttamento e disumanizzazione, promuovere relazioni cooperative ed inclusive, lavoro come spazio di crescita comune, favorire la partecipazione attiva dei lavoratori , non solo utenti del cambiamento, ma protagonisti, sostenere l’innovazione giusta: la tecnologia deve servire il benessere, non sostituire, non prevaricare.
Il sindacato, in questa sfida, non è un osservatore passivo ma un attore di trasformazione, con direttrici fondamentali quali la contrattazione come leva di cultura, la partecipazione e democrazia nei luoghi di lavoro, la formazione e cittadinanza attiva, le alleanze sociali e culturali.
Una nuova cultura del lavoro si coltiva nel tempo e questo è stato elemento distintivo della Cisl (legge sulla partecipazione) e della First Cisl (vedasi innovazioni del contratto collettivo nazionale lavoro): si coltiva nel tempo, nei territori, nelle relazioni. Il sindacato ha l’esperienza per guidare questa transizione mettendo le persone al centro, la giustizia sociale come orizzonte e l innovazione come strumento.
Il lavoro non è solo produzione è anche senso, dignità, appartenenza. Coltivare una nuova cultura del lavoro significa tornare a farne un pilastro di civiltà. Il lavoro cambia ma la nostra missione resta: fare del lavoro uno spazio di dignità, solidarietà e crescita umana. Coltivare una nuova cultura del lavoro non è solo frase da convegno
“ Dove c’è un delegato consapevole c’è già un pezzo di nuova cultura. Dove c’è un sindacato che ascolta c’è già futuro”.