#18 Il futuro della riscossione, bene comune del Paese

L’Italia è un paese che tassa il lavoro al 48%; i lavoratori dipendenti e i pensionati contribuiscono per circa il 90% alle entrate dello Stato perché la ripartizione del carico fiscale è stata ed è più il risultato di una contrattazione politica che prescinde da considerazioni relative agli effetti macroeconomici, che non l’esito di una scelta finalizzata a generare maggiore crescita economica.

Per il solo obiettivo di “fare cassa”, è stato inoltre conveniente tassare maggiormente i lavoratori dipendenti, o concedere condoni o facili rientri di capitale, invece di varare una vera lotta all’evasione, dura e determinata con i prepotenti, solidale e riconoscente con chi da sempre è soggetto attivo nel tessuto economico e sociale in cui vive, ma si può trovare in momentanee difficoltà.

In questi anni abbiamo continuato insieme alla CISL a batterci per una riforma complessiva ed organica del fisco che riducesse la tassazione sul lavoro e sulle famiglie oggi strangolate da imposte e tasse nazionali e locali ed affinché fosse coordinato il rapporto tra tassazione nazionale e tassazione locale per non continuare a scaricare sui cittadini anche l’inefficienza delle amministrazioni territoriali.

Siamo infatti convinti che la leva fiscale sia uno strumento assai efficace, soprattutto nell’attuale catastrofica situazione economica, per aumentare le retribuzioni e per incentivare le imprese ad investire ed a creare occupazione puntando sulla competitività e l’innovazione.

Se giustamente orientata, la leva fiscale potrebbe dare un contributo importante alla ripresa economica dell’Italia ed il contrasto all’evasione fiscale, insieme al contrasto all’illegalità, alla corruzione e all’inefficiente uso delle risorse pubbliche, dovrebbe essere al centro dell’azione governativa; eppure poco è stato fatto dai governi che si sono succeduti per dotare il paese di un sistema fiscale più equo.

Secondo uno studio del Ministero dell’Economia e delle Finanze, se l’Italia fosse capace di ridurre della metà la sua evasione fiscale, allocando le risorse riscosse in favore della riduzione dell’onere fiscale complessivo, il PIL crescerebbe del 3,1% e potrebbero essere creati più di 335.000 posti di lavoro.

Al contrario, la nostra classe politica, o almeno buona parte di essa, ha dimostrato comprensione verso gli evasori ed ha utilizzato irresponsabilmente il tema della rivolta fiscale come strumento per procurarsi consenso elettorale; inoltre, non riuscendo a farsi carico di una riforma strutturale, o non volendolo fare, ha tentato di convincere demagogicamente i cittadini-elettori che la colpa del sistema non fosse di chi ha il potere di legiferare, ma di chi le leggi le applica ed in particolar modo di chi si trova ad esercitare la parte terminale della filiera fiscale, ossia la riscossione.

La sensazione del cittadino di un sistema persecutorio con i deboli ed inefficace con i grandi evasori è stata inoltre amplificata da un certo giornalismo che, preferendo lo scoop alla corretta informazione, ha utilizzato e strumentalizzato le reali difficoltà economiche di taluni per condannare l’operato di un settore cruciale.

La congiuntura economica ha aggravato la criticità delle posizioni debitorie di cittadini e imprese nei confronti del Fisco e degli enti previdenziali.

Questa situazione, unita a norme che non consentono alcuna flessibilità operativa, ha determinato una forte reattività negativa verso Equitalia cui sono state attribuite responsabilità di fatti quasi sempre riferibili ad una fase precedente della filiera.

In un simile contesto, FIRST CISL ha più volte ribadito la convinzione che la riscossione dovesse continuare ad essere effettuata da un soggetto autonomo, garantendo l’esistenza di un sistema duale con il quale le diverse fasi dell’accertamento e della riscossione siano gestite in positiva contrapposizione da tutti i componenti della filiera, tutelando l’interesse del contribuente e la terzietà della pubblica amministrazione e dando la possibilità a questo soggetto di riscuotere sia i crediti dello Stato, che degli altri Enti.

Tuttavia, dopo tanti annunci e proclami politici e mediatici circa la necessità di superare un modello ritenuto vessatorio, ad ottobre 2016 è stato emanato il decreto legge recante le misure urgenti da adottare in materia di riscossione e tra esse la chiusura di Equitalia ovvero la sua trasformazione in Ente pubblico economico, strumentale all’Agenzia delle Entrate; di fatto, con la riforma il legislatore abbatteva il “mostro” Equitalia, senza tuttavia modificare le norme che ne regolano l’attività.

Già prima, peraltro, i poteri di Equitalia per garantire la riscossione dei crediti tributari erano stati limitati progressivamente dal legislatore: diverse disposizioni di legge erano state introdotte per porre limiti pesanti ai poteri di Equitalia, ostacolando notevolmente la capacità di garantire la riscossione delle imposte dovute, fino ad arrivare al paradosso che il credito pubblico è meno tutelato del credito privato; così, mentre da un lato le norme sono state introdotte per sostenere i debitori in difficoltà economiche, dall’altro esse hanno favorito una cultura della “evasione da riscossione”.

Le proposte di FIRST CISL per un fisco responsabile e trasparente, confermate e sostenute dai risultati dello studio commissionato all’Università LUISS, sono state presentate in un convegno tenutosi a Roma il 22 gennaio 2016.

Tali proposte sono il frutto dell’esperienza concreta dei lavoratori, della loro capacità di ascolto dei bisogni e delle necessità dei contribuenti e della ferma convinzione che la legalità del nostro lavoro affonda le radici nel riconoscimento delle nostre professionalità, capaci di trasformare i disagi in proposte, convinti che la miglior tutela del lavoro sia la tutela di chi partecipa alla spesa per sostenere lo Stato; a maggior ragione quelle queste proposte appaiono rilevanti oggi in un periodo di sostanziale trasformazione organizzativa del settore della riscossione.

In particolare, poiché l’elaborazione di una politica fiscale comprensibile per i cittadini, trasparente, sostenibile ed equa rappresenta uno degli obiettivi maggiori dell’azione politica, non vi è dubbio che la strategia per riconquistare la fiducia dei cittadini debba passare dalla riduzione della pressione fiscale, accompagnata dal miglioramento della macchina pubblica e che, di conseguenza, ricostituire l’ordine delle responsabilità sia un passaggio indispensabile per la ricostruzione del sistema fiscale, che non può prescindere dall’essere equo.

Rendete a ciascuno
ciò che gli è dovuto:
a chi il tributo, il tributo;
a chi le tasse le tasse;
a chi il timore il timore;
a chi il rispetto, il rispetto.
(Paolo di Tarso)