#19 Verso un ccnl per la riscossione

Ai lavoratori del Gruppo Equitalia e di Riscossione Sicilia sono state applicate le previsioni del D.L. n. 78/2010, convertito nella L. n. 122/2010, recante le misure volte al “contenimento delle spese in materia di pubblico impiego”, poiché Equitalia e Riscossione Sicilia sono aziende ricomprese nell’elenco Istat, redatto ai sensi del comma 3, art.1 della L. 31.12.2009, n.196, che individua le amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato dello Stato.

Sulla base di questo presupposto ai dipendenti del Gruppo sono state applicate le restrizioni economiche e normative che hanno visto, già dal gennaio 2011, il mancato riconoscimento di diversi istituti economici legati a dinamiche retributive (avanzamenti automatici, scatti di anzianità, indicizzazioni, etc.) ed hanno pregiudicato il rinnovo del CCNL, scaduto a dicembre 2010.

Vane sono state le azioni legali intraprese dalle Organizzazioni Sindacali di categoria, che hanno contestato l’impostazione della norma evidenziando anche come, impropriamente, un elenco redatto ai soli fini statistici sia poi stato utilizzato per fini giuridico-amministrativi ed a maggio 2014 il TAR del Lazio si pronunciava respingendo il ricorso per l’annullamento del provvedimento; per il suo superamento, si è dovuto attendere che il 24 giugno 2015 la Corte Costituzionale si pronunciasse sul verificarsi della sopravvenuta illegittimità costituzionale della legge 122/2010 che spiegava i suoi effetti a seguito della pubblicazione della sentenza avvenuta il 29 luglio 2015; nel frattempo, tutti i risparmi conseguiti erano stati girati direttamente al bilancio dello Stato, senza alcun riconoscimento ai lavoratori.

La trattativa di armonizzazione contrattuale, che ha portato alla sottoscrizione di un integrativo unico a gennaio 2014, si è pertanto svolta in questo contesto, con una controparte che all’obiettivo condivisibile di armonizzare i trattamenti integrativi dei lavoratori di Equitalia ha unito l’obiettivo di ridurre il costo del lavoro.

Il percorso contrattuale è stato, quindi, lento e conflittuale e, solo a seguito della disdetta formale degli accordi preesistenti a dicembre 2013, siamo riusciti a siglare un accordo, che con tutti i suoi i limiti, ha dotato il gruppo di un impianto normativo uniforme, salvaguardando anche gli istituti in maturazione, ma ha avuto altresì un elevato costo per i colleghi provenienti da aziende con livelli retributivi più alti.

Riguardo al CCNL il rinnovo non è più procrastinabile, per adeguare al potere d’acquisto le retribuzioni ferme ormai da otto anni e per superare un impianto normativo che sotto alcuni aspetti non è più aderente alle mutate necessità della categoria.

Un barlume di speranza si era avuto quando, ad aprile 2016, dopo ben otto anni, si era finalmente aperto il confronto per il rinnovo del CCNL di categoria, per il quale l’azienda sosteneva la “necessità di voler procedere a tappe veloci per avere un quadro già definito nella fase di avvio della New Co” seppure dichiarando di avere risicatissimi spazi economici di negoziazione causa il negativo impatto della riduzione dei ricavi derivante dalla diminuzione dell’aggio e della dichiarata scelta del Governo di una riduzione complessiva della spesa.

Nei pochi momenti di confronto sviluppati, la trattativa si è peraltro mostrata difficile per la distanza tra le esigenze manifestate dall’azienda e gli obiettivi del sindacato, primo fra tutti il recupero del potere d’acquisto delle retribuzioni, ferme dal 2011, arenandosi successivamente a causa delle dichiarazioni del Governo in merito all’accelerazione della riforma di Equitalia.

A tutt’oggi non è stato possibile riprendere il confronto e in marzo l’azienda ha ne subordinato la ripresa all’emanazione dello statuto del nuovo Ente, in quanto in esso dovranno essere fissati i principi generali di funzionamento anche rispetto alla remunerazione dell’attività ed ai complessivi oneri.

Al mancato esisto del rinnovo contrattuale si deve purtroppo aggiungere, dal lato negoziale, un ulteriore elemento di forte criticità deriva dall’irrisolta questione della proposta di riforma del regolamento del cosiddetto Fondo Esattoriali in una forma di previdenza aggiuntiva alla pensione volta a garantire una prestazione a tutti gli iscritti al raggiungimento del requisito pensionistico.

L’accordo del 24 novembre 2011 ne ha definito l’articolato (il progetto è stato presentato a firma congiunta OOSS e Equitalia); successivamente, si è dovuta attendere la rivisitazione delle condizioni attuative e degli effetti economici del progetto di riforma alla luce delle novità introdotte dalla “riforma Fornero” (Legge 92/2012), al fine di verificare la capacità di tenuta finanziaria del progetto.

Purtroppo, l’instabilità dei governi che si sono succeduti ha dettato sempre nuove priorità contribuendo a far si che il progetto di riforma, che da anni attende una valutazione da parte del Ministero del Lavoro, non decollasse.

Ad oggi, il comma 9 bis dell’art.1 DL 193/2016, introduce di fatto – per legge – la scelta di rivedere il Fondo ed ancorché la sua scritturazione veloce ed approssimativa non ci agevoli il compito, è nostra ferma volontà trasformarlo in un trattamento aggiuntivo alla pensione.

In tutto questo, la macchina della ristrutturazione del gruppo non si è arrestata; tuttavia, le continue riorganizzazioni, tutte nate con l’obiettivo dichiarato di rendere più efficiente la macchina organizzativa e migliorare il rapporto con il contribuente, non hanno raggiunto l’obiettivo e si possono considerare, sotto questo aspetto, un fallimento.

Parimenti fallimentari si sono rivelate le riorganizzazioni dal lato dei lavoratori, oltretutto considerato che a nulla sono serviti gli applicativi elaborati per migliorare la funzionalità.

Appare pertanto urgente una inversione di tendenza rispetto alle dinamiche che hanno costretto gli addetti della riscossione a ritmi stressanti, talora determinando anche situazioni di estrema gravità dal punto di vista della sicurezza dei colleghi.

Un ulteriore tema che occorre affrontare è quello dei ruoli e dello sviluppo di carriera dei cosiddetti professional nella riscossione digitale.

L’avvento della digitalizzazione ha interessato anche il servizio della riscossione, che è stato scosso in profondità, sino a giungere alla situazione odierna, dove la tradizionale figura dell’esattore è stata sostituita dall’Agente della Riscossione; i nuovi professional della riscossione, oggi, devono essere in grado di realizzare risultati con procedure digitalizzate e possedere un bagaglio di qualità, cultura e preparazione che va continuamente adattato al contesto di riferimento ed alla percezione che, della loro azione, ha la società civile.

Siamo pertanto in un contesto in qualche modo assimilabile a quello che si ebbe a vivere nei primi anni ’90 con la soppressione della categoria dei “collettori” della riscossione, che fece perdere al personale direttivo di allora la connotazione di esperti tecnici nel recupero coattivo dei crediti pubblici; in un tale frangente, toccò proprio al personale direttivo governare la metamorfosi del sistema, facendo emergere attitudini manageriali del tutto nuove per il settore esattoriale, quali capacità di contrattazione, di coordinamento e gestione dei più complessi rapporti fra attività svolte all’interno della struttura ed attività funzionali svolte da fornitori di servizi esterni e, quindi, non più sotto stretto controllo.

Da allora si sono succedute varie riorganizzazioni, tutte preannunciate da modifiche legislative che hanno ampliato di molto le scelte discrezionali del personale direttivo nella gestione delle procedure coattive, pervenendo alla situazione attuale nella quale i professional sono chiamati ad eseguire attente valutazioni di costi e benefici ed oculate analisi dei rischi potenziali in uno scenario nel quale la continua digitalizzazione dei processi ha aggravato la complessità decisionale, poiché quasi tutte le lavorazioni derivano da preliminari elaborazioni informatiche di enormi masse di dati, rivenienti da archivi non sempre omogeneamente confrontabili fra di loro (appare evidente che in queste informazioni massive si possano nascondere insidie di ogni tipo: errori, errate interpretazioni dei software, carenze di aggiornamento, vetustà, dati parziali o poco leggibili).

I nuovi professional della riscossione si trovano quindi, a loro rischio e pericolo, a dover continuamente interpretare, valutare, intuire le informazioni partendo talvolta da tabulati e videate con dati abnormi.

Occorre pertanto riconoscere ai professional della riscossione le migliori opportunità per l’arricchimento delle conoscenze inerenti campi che vanno dall’informatica, alle competenze giuridiche di settore, alla capacità di leadership, alla comunicazione, all’analisi dei rapporti umani, alla conoscenza dei meccanismi contabili, mediante investimenti in percorsi di studio e di continuo aggiornamento professionale.

Da ultimo, ma non certo per rilevanza, anche nel settore della riscossione vi è la necessità di un investimento progettuale in materia di partecipazione organizzativa dei lavoratori alla vita dell’impresa.

Siamo infatti convinti che anche nel campo dei pubblici servizi, ove opera il principio della doverosità nell’erogazione e della riserva di legge nella regolazione, ci sia sempre più bisogno di coinvolgere i lavoratori nelle scelte che riguardano la gestione aziendale.

Oggi non è che un giorno qualunque
di tutti i giorni che verranno,
ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno
dipende da quello che farai oggi.
(Ernest Hemingway)