#17 Esofirst, un nuova rappresentanza da valorizzare

Le dichiarazioni di esubero del personale bancario sono in forte crescita: solo nel dicembre 2016 i posti di lavoro persi nel sistema sono stati circa 6.000 e il fenomeno, anche a causa delle pressioni europee sulle banche in maggior difficoltà, non sembra potersi arrestare nel breve periodo; stime non particolarmente pessimiste affermano che nei prossimi tre anni assisteremo ad una riduzione di ulteriori 25.000 addetti.

La riforma delle banche popolari, con le conseguenti fusioni, ancorché per ora limitate alla sola esperienza Banco-BPM, i nuovi piani industriali di aziende di particolare rilievo quali Monte dei Paschi e UniCredit e gli accordi già siglati per Ubi, Creval, Popolare di Vicenza ed altri, indicano insomma un processo di cambiamento della geografia del lavoro e non solo di occupazione.

Lo stesso riassetto complessivo del settore delle BCC sarà analogamente interessato ad una drastica riduzione occupazionale, non ancora stimabile per mancanza di certezze sulle modalità di applicazione della legge di riforma che lo ha interessato, ma sicuramente significativa in termini numerici.

Il settore del credito, e delle BCC, ma anche il comparto assicurativo, sono dunque al centro di una svolta epocale per quanto riguarda l’occupazione: anche per questo, diventa centrale, per un sindacato attento agli sviluppi reali del lavoro nel settore finanziario, dedicare una particolare attenzione al tema degli esodati, quantitativamente in progressivo incremento, con impatti totalmente nuovi sia in termini di rappresentanza, sia in quanto all’espressione di specifici bisogni di tutela e di assistenza.

La focalizzazione sul personale in esodo presuppone evidentemente di impostare un modello nuovo di rappresentanza, allargato e in parte inedito, per una categoria di lavoratori che, pur trovandosi in una condizione sostanzialmente paragonabile a quella dei pensionati, appartengono formalmente e potenzialmente, ancora, al mondo degli attivi: abitanti di una “terra di mezzo” a cui non si applicano le tutele del mondo dei pensionati e che, allo stesso tempo, non vivono detengono più la possibilità di aggregarsi sindacalmente all’interno di un’unità produttiva.

Poiché gli esodati vivono una prossimità alla propria azienda di origine, ma sono ormai fuori dai luoghi di lavoro, occorre per loro immaginare un modello di rete, quasi esclusivamente relazionale, che sostituisca il luogo fisico del posto di lavoro con un altro, immateriale ma analogamente coinvolgente: per farlo occorre un modello sindacale flessibile e tecnologicamente evoluto che si organizzi anche attraverso i social network e il web.

Per dare una risposta efficace a tali istanze, sin dalla sua costituzione FIRST CISL ha scelto di dare visibilità alla realtà degli esodati, impegnandosi in termini organizzativi a garantire piena rappresentanza e cittadinanza a questi iscritti che fanno parte della categoria.

Conseguentemente, nella sua strutturazione organizzativa e politica interna, accanto ai settori di mestiere e di ruolo, FIRST CISL ha voluto attivare ESOFIRST, uno specifico settore di cosiddetto status, specificatamente dedicato agli esodati.

ESOFIRST ha dunque l’obiettivo di costituire una rete relazionale, con punti di ascolto e di incontro sul territorio, capace di dialogare con gli iscritti anche distanza, con una regia organizzativa nazionale per favorire il dialogo e il rapporto organizzativo tra le Sas di complesso e le strutture.

La vera sfida di ESOFIRST, infatti, è quella di riuscire a creare una comunità di lavoratori-exlavoratori che, pur non avendo probabilmente occasioni di incontro tra loro, possono ugualmente e attivamente condividere il senso di appartenenza al sindacato, inteso in questo caso anche come struttura organizzata che li accompagna nel transito tra vita lavorativa e pensione.

Per vincere questa sfida ESOFIRST dovrà lavorare:

  • privilegiando la rete e il web per la comunicazione tra iscritti esodati e il sindacato nazionale;
  • costituendo punti di ascolto dedicati agli esodati sul territorio, presso le strutture FIRST CISL, individuando i referenti ESOFIRST regionali, aziendali e di gruppo e attivando collaborazioni con le strutture FNP CISL, al fine di garantire anche la prossima continuità associativa alla CISL stessa;
  • proponendo servizi dedicati agli esodati, convenzioni di tutela legale privata, tutela e assistenza sanitaria, previdenziale e fiscale, cioè una sorta di “welfare della persona” che pone al centro dell’attenzione l’individuo e non l’ex lavoratore;
  • sviluppando un modello di formazione sociale, perché il tempo libero dell’esodato possa andare, almeno in parte, ad occupare spazi di impegno sociale, anche attraverso attività promosse direttamente dal sindacato territoriale, da FIRST SOCIAL LIFE o dalla Confederazione.

Condizione fondamentale per la realizzazione del modello è la garanzia di continuità associativa tra lavoro attivo e esodo e, a questo scopo, risulta fondamentale il pieno coinvolgimento delle Sas di complesso al momento dell’uscita dei lavoratori dall’azienda.

Gli uomini e le donne
che si avvicinano all’età pensionabile
dovrebbero venire riciclati in lavori di servizio pubblico,
e le loro aziende dovrebbero sostenerne i costi.
Non possiamo più permetterci
di trattare la gente come rottami.
(Maggie Kuhn)