#11 Cooperfirst: la specializzazione della rappresentanza

La scelta operata dalla FIRST CISL di specializzare la rappresentanza si è dimostrata e rimane vincente.

Nel mondo del Credito Cooperativo, la stagione inedita all’orizzonte certamente ricca di enormi sfide, la cui portata è pari, solamente, all’inconsapevolezza e inadeguatezza con la quale in troppi la stanno approcciando, conferma la necessità di una forma di rappresentanza che, all’interno di una visione solidaristica tipicamente confederale, sappia proporsi in modo competente, specialistico e organizzativamente efficiente.

Inoltre, occorre essere consapevoli che l’epoca in divenire sovvertirà molte delle identità collettive (soggettività) conosciute e delle certezze ad esse riconducibili, per tutti i livelli professionali; la rappresentanza collettiva dovrà farsene carico in termini di modello, di prossimità, di allargamento dei propri tradizionali confini anche relativamente ai servizi.

Al tavolo negoziale, i comportamenti orientati irresponsabilmente alla massimizzazione di effimeri vantaggi contingenti, tra cui quelli di talune espressioni datoriali che da un lato continuano a reiterare schemi gestionali totalmente disancorati dalla realtà e dall’altro issano, velleitariamente, la bandiera di una mal intesa autonomia da tutto e da tutti, sono incompatibili con la responsabilità verso i lavoratori, la propria azienda, i propri soci, i propri dipendenti e la propria comunità.

In varie occasioni, nel corso dei confronti unitari e delle procedure di crisi nelle aziende di settore, si sono evidenziati comportamenti regressivi, avulsi dal merito, che integrano una degenerazione dialettica senza precedenti; assistiamo oramai sistematicamente ad atteggiamenti che negano la realtà e di chiara impostazione speculativa: anch’essi sono la conseguenza del venir meno delle condizioni sulle quali in passato era prosperata l’autoreferenzialità nel sistema.

Dovremo misurarci con queste condizioni, che temiamo non siano risolvibili nel breve periodo, poiché anch’esse fanno parte degli effetti del crollo di un “sistema”; tuttavia, le grandi scansioni storiche riservano sempre anche delle opportunità: occorre saperle prevedere, analizzare e valorizzare.

La felice intuizione organizzativa di Cooperfirst, già dimostratasi attrattiva per tante persone che hanno scelto di condividere questo progetto di una rappresentanza moderna, innovativa, ma nel solco del riformismo costitutivo della CISL, potrà esprimere ulteriormente il proprio potenziale se evolverà di pari passo con i cambiamenti in atto, che modificheranno nel profondo e in tempi non lunghi l’architettura del Credito Cooperativo, quindi anche gli assetti, i comportamenti e le prassi, i riferimenti storicamente consolidati.

Per queste ragioni, bisognerà mantenere in stretta connessione: l’orientamento strategico, il presidio negoziale, la modulazione della struttura organizzativa e operativa, la crescita del quadro sindacale ed un rinnovato protagonismo sui posti di lavoro sia in termini di presenza, sia attraverso una comunicazione maggiormente efficace.

Abbiamo anticipato i tempi: ora occorre non disperdere questo vantaggio; per centrare quest’obiettivo Cooperfirst dovrà agire in modo organico, coeso e programmatico, privilegiando rapporti di merito e stabili; servirà anche maggiore reattività, una rinnovata militanza ed una tensione quotidiana alla crescita associativa, che è alla nostra portata: dipende soprattutto da noi.

Mentre la stagione della contrattazione di secondo livello, sostanzialmente finalizzata alla determinazione dei premi di produttività, pur con le difficoltà del caso, si avvia ad una positiva conclusione, l’approdo del rinnovo del CCNL è ancora incerto nelle modalità e nei tempi.

Archiviata la stagione delle disdette e delle minacciate disapplicazioni del CCNL, prive di ogni utilità e buon senso, occorrerà comprendere se l’evoluzione del modello del “nuovo Credito Cooperativo” auspicabilmente stabilizzato, sarà conciliabile con l’attuale assetto delle relazioni industriali e della contrattualistica di settore; in prospettiva, s’imporrà comunque un loro ripensamento, ma come sosteniamo da tempo nell’immediato sarebbe più utile concentrarsi sulla creazione di strumenti aggiuntivi a tutela dell’occupazione e della mobilità, soprattutto professionale, che conseguirà alle trasformazioni in gestazione.

Occorre inoltre considerare, che già a partire dalla fase di transizione verso il Gruppo Bancario si sommeranno alle criticità rivenienti dai problemi già evidenziati, anche la prevedibile razionalizzazione degli sportelli, della filiera associativa, delle società e del numero delle banche; sarà un processo non lineare perché non governato da una unica regia, quindi più articolato e impegnativo.

Molti degli strumenti utili a governare la fase sono già stati pensati e previsti, basta realizzarli; in buona parte sono contenuti nelle previsioni del CCNL 2012, ma dovranno essere integrati; la recente estensione temporale a sette anni effettuata dal Governo, delle prestazioni straordinarie previste dall’ammortizzatore di settore (in analogia a quelle del Credito ordinario), ne amplia formalmente e positivamente la capacità di risposta in una prospettiva di forti tensioni occupazionali, ma evidenzia due ordini di problemi: di sostenibilità e di equità.

Nel primo caso, stante la situazione reddituale delle BCC, è evidente quale sia il tema; per quanto concerne invece l’equità occorre porre rimedio ad alcuni limiti dello strumento, a cominciare da anomalie come quella fiscale e di incumulabilità di più redditi.

Le opportunità, anche quando non sono immediatamente immaginabili o a portata di mano, bisogna saperle intuire per coglierle appieno; siamo certi che il modello cooperativo mutualistico mantenga intatte tutte le proprie potenzialità, purché l’integrazione funzionale consenta il superamento degli attuali limiti strutturali, ne preservi le peculiarità e sviluppi un sistema partecipativo che innervi il modello.

La cooperazione ha nel proprio dna tale orientamento inespresso, ma per il futuro occorrerà che diventi, tra gli altri, uno dei fattori di specificità competitiva: tutti gli attori in causa dovranno dimostrare di esserne all’altezza.

A queste condizioni si può impostare e poi realizzare un nuovo ciclo di crescita, anche occupazionale, che legittimi la cooperazione di credito tra gli attori a pieno titolo del sistema bancario italiano e non solamente; nel durante occorrerà gestire un disallineamento temporale tra il tempo degli effetti della crisi, quello della trasformazione e la nascita di nuove opportunità per il quale occorrono, appunto, strumenti straordinari.

Propendiamo, anche in prospettiva futura, per l’esistenza di un doppio canale, imprenditoriale e associativo, che possano assolvere, rispettivamente, a compiti specialistici di tipo industriale (il gruppo bancario e la capogruppo) e di rappresentanza, vigilanza e sviluppo cooperativo, studi, promozione della mutualità, della bilateralità e della cooperazione (il livello federale).

C’è una comunanza straordinaria d’identità valoriale elettiva tra la CISL e la Cooperazione mutualistica, che riteniamo possa esprimersi anche in forme innovative di interlocuzione e di servizi: ci proponiamo di sperimentarle anche al di fuori dei tradizionali luoghi della rappresentanza.

Se ci si candida ad essere ulteriormente protagonisti nella grandi fasi di cambiamento – e riteniamo di averne piena legittimità, ma anche il preciso dovere – occorre che vi sia una sostanziale assunzione di responsabilità di tutti, nessuno escluso e gli investimenti conseguenti.

A queste condizioni un “new deal” della rappresentanza e della rappresentatività nel settore, con al centro la crescita, l’occupazione, una forma di localismo mutualistico moderno e virtuoso, la persona ed un protagonismo responsabile del lavoro, è possibile e alla portata.

L’organizzazione dipinge il proprio scenario,
lo osserva con il binocolo
e cerca di trovare un sentiero nel paesaggio
(Karl E. Weick)