#8 Credito cooperativo: di chi è la responsabilità del declino?

Se andiamo indietro con la memoria anche solo a tre o quattro anni fa, e quindi ad appena prima del Congresso straordinario di costituzione di FIRST CISL, possiamo definire il periodo trascorso come “un’epoca”.

Ciò che c’era si è dissolto con le effimere certezze di quel modello di crescita irresponsabile e con l’oramai drammatica evidenza che non c’è proprio nulla di “salvifico” a cui tornare, mentre ciò che potrà essere, ancora non si è neppure delineato.

Questa interminabile transizione epocale ha già archiviato molti dei modelli conosciuti e utilizzati, la cui repentina obsolescenza ha creato un vuoto strategico-progettuale e di “senso”, che sommato alla contrazione della ricchezza prodotta e disponibile, sta logorando la coesione sociale e la democrazia sostanziale.

La crisi che ha travolto il sistema bancario non ha evidentemente risparmiato neppure le banche di credito cooperativo.

Ma la crisi del settore del Credito Cooperativo non è semplicemente riducibile al deficit di redditività derivante dalla sommatoria degli effetti combinati del deterioramento degli attivi e della contrazione dei margini, in conseguenza dell’accumulo di stock di crediti deteriorati e del permanere di bassi tassi d’interesse.

Non bisogna confondere le cause con gli effetti.

La doppia recessione italiana (meglio definibile come una contrazione perché ha ridotto strutturalmente le dimensione del nostro sistema produttivo), degenerata poi in deflazione, ha prodotto senz’altro effetti profondi e pervasivi; tali effetti sono stati amplificati dalle conseguenze dell’erogazione del credito troppo spesso orientata da ”valutazioni di opportunità dei vertici” e, in forma più specifica nelle BCC, dalla condizione di frequente e pervasivo vincolo ambientale, unitamente alla limitata possibilità di diversificazione e approvvigionamento.

Esistono perciò cause esogene storicamente conclamate, ma anche limiti e criticità endogene altrettanto evidenti.

Tra queste seconde vanno evidenziati, con riferimento al credito ordinario, molti ritardi tra i quali quelli relativi all’innovazione, alla capacità di immaginare nuovi modelli e quindi nuovi mercati, nonché gli errori tra i quali l’espansione scoordinata degli anni ‘90, l’assillo del risultato di breve periodo a discapito della stabilità del rapporto, l’esplosione della bulimia commerciale orientata all’estremizzazione dell’attività di vendita che ha deprezzato l’investimento sulle competenze.

Nel Credito Cooperativo potremmo citare prioritariamente l’autoreferenzialità, l’inadeguatezza della governance e l’assenza di funzionalità integrate di sistema.

Ogni uomo dovrebbe disporre
di un ampio cimitero
in cui seppellire
le colpe dei suoi amici.
(Mark Twain)