#10 La prospettiva del credito cooperativo

Il sistema bancario Italiano mantiene una perdurante tensione negativa nella formazione dei margini e della redditività la cui principale risposta, di taglio prettamente difensivo, continua ad essere la contrazione dell’occupazione; nel medio periodo, tale semplicistico orientamento impoverirà ulteriormente la capacità degli intermediari di generare reddito stabile a scapito degli investimenti.

Il Credito Cooperativo soffre di criticità specifiche, per effetto del sommarsi dei limiti strutturali preesistenti e del deterioramento degli attivi.

Pur con differenze tra le singole BCC, a livello aggregato l’insieme delle stesse non riesce a generare utili e conseguentemente a creare disponibilità per le rettifiche e la “copertura” necessaria dei crediti deteriorati.

Va detto che la riforma del credito cooperativo avrebbe potuto indirizzarsi verso modelli differenti, ma allo stato, come si può ben capire, è comunque necessaria e urgente.

Sosteniamo con determinazione la necessità di procedere speditamente alla creazione del gruppo bancario nazionale (auspicabilmente anche prima dei 18 mesi previsti dalla legge di riforma, che riteniamo debba essere uno e identificarsi conseguentemente in una unica capogruppo, considerando un grave errore se il credito cooperativo si dividesse in più gruppi bancari depotenziandone così l’azione, la capacità competitiva, la consistenza e la stabilità, senza considerare l’inevitabile competizione intestina che si realizzerebbe e le molteplici contraddizioni riconducibili, ad esempio, all’utilizzo del marchio ed al rapporto con il sistema federale.

Riteniamo che l’approdo a più gruppi cooperativi nazionali sia di difficile sostenibilità per l’occupazione attuale e prospettica e limiti la capacità d’investire e quindi la possibilità di candidare “l’identità cooperativa” a svolgere un ruolo da protagonista al pari di tutti gli altri modelli bancari.

Solamente una ritrovata unità e univocità regolata da un patto di coesione che formalizzi diritti e doveri, obblighi e benefici, quindi condizioni di “cittadinanza attiva e responsabile” nel sistema, consentirà di effettuare gli investimenti necessari per competere proattivamente in ambiti e servizi oggi non presidiati i quali, se opportunamente sviluppati, potranno garantire la crescita dei segmenti di mercato tradizionalmente serviti, coinvolti a loro volta da inevitabili processi di consolidamento.

In altri termini, come già evidenziavamo nel 2014, il problema del credito cooperativo non riguarda in assoluto la dimensione delle BCC, ma il loro “grado di integrazione funzionale che annullerebbe molti dei limiti evidenziatisi” (l’autofinanziamento, la rigidità dei costi, la dipendenza eccessiva dei ricavi dall’intermediazione tradizionale, la duplicazione delle funzioni, la limitata possibilità di diversificazione e di offerta, il collegamento con i mercati internazionali, il sistema dei controlli, la prevenzione dell’azzardo e dei conflitti d’interesse, la razionalizzazione dei processi e dell’IT).

Su questa prospettiva si gioca la scommessa di futuro del credito cooperativo mutualistico, della sua funzione specifica e delle garanzie occupazionali.

Il destino dell’uomo
è quello di essere unito, non diviso.
Se continua a dividersi
finisce come in un gruppo di scimmie
che si tirano le noccioline a vicenda dagli alberi.
(Terence Hanbury White)