#5 Assicurativi e bancari verso una fusione contrattuale?

La difficile conclusione dell’ultimo CCNL ANIA, pur con risultati apprezzati dalle assemblee dei lavoratori, descrive gli esiti di una situazione che, a lungo andare, sta diventando insostenibile.

Il comparto assicurativo ha avuto negli ultimi anni una significativa crescita, soprattutto grazie alle attività legate ai rami vita, che hanno lungamente beneficiato anche della progressiva perdita di fiducia dei cittadini nei confronti delle offerte di gestione del risparmio provenienti, tradizionalmente, dal settore bancario.

In questo contesto di crescita, però, non altrettanta efficienza è stata messa in campo nei rami danni, dove a incidere negativamente sulla gestione economica gravano sostanzialmente due fattori: da una parte la crescente evasione dell’obbligo di assicurazione RC auto, i cui premi hanno raggiunto livelli talvolta incompatibili con il reddito delle persone e con il valore delle autovetture assicurate, dall’altra la perniciosità delle calamità naturali, sempre più frequenti e sempre più devastanti anche a causa dell’incuria e dell’arbitrio con cui vengono gestiti il territorio urbano e, più in genere, l’ambiente; è inoltre ampio il divario nel ricorso alle assicurazioni danni tra Italia ed Europa e questo se da un lato rappresenta un potenziale spazio di mercato ancora presente nel nostro Paese, dall’altro evidenzia anche un gap culturale difficile da colmare.

In questi anni le compagnie si sono fra l’altro misurate con l’avvento delle polizze on-line, offerte sul mercato a prezzi competitivi anche grazie ai motori di ricerca che eseguono automaticamente e in tempo reale le comparazioni tariffarie sui prodotti richiesti.

I servizi di assistenza on-line o tramite call center hanno inoltre abbassato il livello di relazione col cliente limitando i costi del confezionamento dell’offerta, ma anche, di fatto, annichilendo la possibilità di offrire un proattivo apporto consulenziale nell’indicare al cliente soluzioni complementari o alternative rispetto a quelle da lui immaginate.

Fatto è che, nonostante innegabili vantaggi sul costo del lavoro, le compagnie, stanno progressivamente riconsiderando la convenienza ad operare on-line o tramite call center, visti i risultati non esaltanti delle gestioni e verificato anche il fatto che i clienti sembrano preferire il mantenimento di uno status ibrido tra l’utilizzo dell’assistenza on-line o telefonica e il contatto diretto e personale con l’agente.

Con l’ultimo CCNL, per salvaguardare l’occupazione e dare prospettiva ai lavoratori di questi comparti, si è provveduto, da una parte, a rafforzare le tutele contrattuali (mediante l’applicazione del CCNL ANIA) e salariali ad essi destinate e, dall’altra, ad aumentare le fungibilità degli stessi lavoratori, costituendo le condizioni per un loro utilizzo più flessibile ed adattabile alle variazioni di contesto a cui certamente stiamo andando incontro.

Va peraltro ricordato che, diversamente dalle banche, la rete delle compagnie d’assicurazione è costituita quasi esclusivamente da agenti esterni e che quindi, in caso di diminuzione dei margini delle attività, che si annuncia con una brusca inversione di tendenza nei dati di collocamento dei prodotti del ramo vita, i margini di elasticità nelle riorganizzazioni delle imprese sarebbero limitati, per lo più, proprio alla cessione degli appalti relativi alle attività svolte attraverso call center.

La prospettiva di ANIA sembra, però, in ogni caso segnata.

I gruppi assicurativi si sono ridotti a tre soggetti davvero rilevanti (Generali, Unipol e Allianz), un paio di minori (Zurigo e Cattolica) e altre piccolissime aziende. Di questi, Unipol ha da tempo deciso di lasciare l’associazione e, pur continuando ad applicarne il contratto, si è estraniata dalla sua gestione.

Nel frattempo alla presidenza dell’ANIA è arrivata la dottoressa Bianca Maria Farina, oggi presidente di Poste SPA e allora già amministratore delegato di Poste Vita SPA, creando il paradosso di un presidente proveniente da un’impresa che non applica il CCNL dell’associazione.

Recentemente Intesa Sanpaolo, che con Intesa Sanpaolo Vita è il primo driver nazionale del ramo, precedendo proprio Poste Vita, ha riaderito ad ANIA, da cui si era allontanata anni fa.

L’intento ci pare palese: quello di compiere un definitivo avvicinamento tra ANIA e ABI nelle inevitabile prospettiva di una fusione delle due associazioni, per diversi motivi bisognose di reciproco rafforzamento.

Il comparto deve quindi prepararsi a perdere, con ogni probabilità, la propria autonomia contrattuale, immaginando che un unico contratto banche-assicurazioni possa in futuro dare ai lavoratori di entrambi i comparti maggiore affidabilità.

Ciò che però non deve essere persa di vista in questa delicata fase è la necessità di non limitarsi ad una fusione contrattuale, ma di costruire un modello condiviso di sviluppo delle tutele e dell’occupazione nei due comparti.

Non si tratta, infatti, di abbandonare la visione profonda e specifica che è propria della singola gestione delle peculiarità di un comparto, ma di consentire l’allargamento del perimetro e dell’orizzonte negoziali ponendo “tutti i lavoratori degli stessi lavori” sul medesimo piano di tutele e possibilità di relazioni sindacali.

Si tratta, dunque, di realizzare un nuovo progetto di rappresentanza del mondo finanziario e non solo di realizzare un nuovo contratto.

Per farlo occorrerà, a nostro avviso, avviare un tavolo di confronto sui modelli contrattuali del nuovo sistema, trovando soluzioni che rendano compatibili e complementari l’allargamento del perimetro della contrattazione nazionale con il dettaglio delle specificità dei comparti e delle aziende.

Si tratta pertanto non solo di effettuare un lavoro di ricognizione, ma anche di stilare un progetto complessivo capace anche di adottare, laddove sia necessario, un ripensamento degli stessi modelli di servizio, come appare evidente nel caso delle reti, che potrebbero essere complessivamente riformulate, viste le incoerenze e le contraddizioni che si sono manifestate nel tempo sia nel modello delle agenzie in appalto delle assicurazioni che in quello degli sportelli capillari delle banche.

Occorrerà inoltre allargare, se non subito certamente in prospettiva, il confronto ed il coinvolgimento ad altri mondi concorrenti o complementari, come quello delle Poste e quello dei servizi tecnologici, poiché l’unico risultato certo, nel tenere separati nel contratto e nella rappresentanza lavoratori che afferiscono allo stesso lavoro, è il dumping degli uni sugli altri.

Parlare quindi di prossima fusione dei contratti ci pare prematuro: occorre però certamente condividere e fondere i progetti di rappresentanza e di costruzione del lavoro in ambito finanziario come premessa per una successiva possibile fusione dei contratti.

In tale direzione sarà opportuno avviare una riflessione anche sulla semplificazione dello scenario sindacale dei comparti e sull’armonizzazione delle norme sulle relazioni e le agibilità, per evitare di importare in un eventuale tavolo unico la somma di spinte corporative che potrebbero, peraltro, essere rivolte anche in direzioni non convergenti.

Il futuro è tutto da costruire, ma per farlo occorre certamente approdare ad una più inclusiva dimensione negoziale e di rappresentanza.

Ciò che per il bruco
è la fine del mondo
per tutti gli uomini
è l’inizio della vita.
(Lao Tzu)