First Cisl mette a fuoco la questione BCC.

Mercoledì scorso dirigenti i sindacali First Cisl del nord Italia si sono riuniti presso la sede Cisl di Brescia, per confrontarsi sulle questioni più attuali aperte nel mondo del lavoro del credito cooperativo (riforma, CCNL, votazioni Cassa Mutua Nazionale, accordi pdr, solo per citare quelli principali).

Ascoltate le relazioni di Alessandro Spaggiari (Responsabile Nazionale Cooperfirst) e Giovanni Sentimenti (Coordinatore Nazionale Cooperfirst), i sindacalisti cislini del credito cooperativo hanno potuto dibattere su questioni attuali e molto delicate in conseguenza delle quali i circa 35 mila lavoratori del settore subiscono una fase di trasformazione senza precedenti tutt’altro che definita, caratterizzata purtroppo anche da molti errori e ritardi tra i quali il mancato rinnovo del loro C.C.N.L., del quale sono in attesa da troppo tempo perché ormai scaduto da quattro anni.

Le prospettive per il credito cooperativo e per gli occupati, sono pesantemente condizionate dalla lunga e tribolata transizione che accompagna la nascita dei gruppi Bancari contemplati dalla riforma, la quale – come evidenziato dalla stampa bresciana e bergamasca (Bresciaoggi, GDB Giornale di Brescia, L’Eco di Bergamo) – conferma la posizione di sempre della First Cisl, contraria per ragioni di merito strategico e di sostenibilità, alla scissione del mondo BCC in una pluralità di gruppi concorrenti. Si tratta di una contrarietà non di principio, ma fondata sulla consapevolezza che le divisioni e contrapposizioni nella “famiglia bancaria cooperativa” ne indeboliranno sensibilmente la possibilità prospettica di valorizzare la competitività del modello cooperativo-mutualistico, in una fase storica di risorse oggettivamente scarse (ad es. producendo la duplicazione delle funzioni con i relativi costi), di probabile e ulteriore “assorbimento patrimoniale (per conferimenti e svalutazioni) e di necessità di forti investimenti (innovazione tecnologica, di prodotto e digitalizzazione).

Non è quindi in discussione la legittimità delle scelte di realizzare più gruppi, delle quali non possiamo che prendere atto, ma la loro sostenibilità fondata su elementi oggettivi. Ci preoccupa principalmente questo aspetto e, conseguentemente, gli effetti sulla tenuta occupazionale e sulla qualità della stessa, fermo restando che esistono davvero in Italia  sia la necessità  di un modello di banca come quello mutualistico-cooperativo con le proprie caratteristiche peculiari, ancorché migliorato nelle proprie debolezze strutturali, sia lo spazio di mercato secondo noi,  a certe condizioni, addirittura in espansione.    Auspichiamo comunque, che si possano realizzare almeno convergenze funzionali utili a tutti i protagonisti. Tra essi è bene ricordarsi, sempre a proposito di occupazione, che esistono alcune migliaia di persone occupate nei livelli federativi e nelle società di sistema per le quali occorre un progetto di inclusione.

Per quanto riguarda la Cassa Mutua Nazionale, da decenni pilastro storico del welfare contrattato nel credito cooperativo assieme al Fondo Pensione Nazionale, il tema all’ordine del giorno sono le imminenti elezioni (29 e 30 novembre) dei rappresentanti dei lavoratori nell’Assemblea dei Destinatari, organismo democratico di rappresentanza su base regionale a supporto degli indirizzi gestionali della CMN. Anche la valorizzazione degli strumenti bilaterali e una partecipazione più organica dei lavoratori dovranno essere al centro di una riflessione prospettica, che integri modelli gestionali “aperti” coerenti con la missione e vocazione del credito cooperativo di banca di relazione.