Quale futuro per il Credito Cooperativo?

“La riforma del Credito Cooperativo:      a che punto siamo e perché”.

Questo il tema sul quale si sono confrontati a Bologna martedì 24 ottobre Banca d’Italia, vertici delle BCC, dirigenti sindacali FirstCisl.

Alla presenza di un nutrito pubblico, tra cui i presidenti e direttori generali di quasi tutte le Banche di Credito Cooperativo della Regione Emilia-Romagna, si sono susseguiti interventi che hanno stimolato riflessioni importanti sullo stato attuale e sulle prospettive prossime e di più ampio orizzonte del credito cooperativo nel suo insieme.

Dopo i saluti della segretaria generale First Cisl Emilia-Romagna, Sabrina Nanni, e l’introduzione ai lavori del referente regionale CooperFirst Cisl, Stefano Nannetti, si sono avvicendati, nell’ordine, gli interventi di:

Giovanni Sentimenti, coordinatore nazionale CooperFirst, il quale – numeri alla mano – ha illustrato lo stato dell’arte e le prospettive in base alle evidenze dei bilanci condizionati dai riflessi di una crisi economica che genera pesanti ripercussioni sull’economia reale;

dott. Francesco Trimarchi, direttore generale della Banca d’Italia, per il quale il futuro richiede “BCC 4.0”, banche leggere, ma non solo virtuali, intelligenti e fatte di persone per le persone, condizioni necessarie per consentire alla mutualità di sopravvivere e rimanere un valore autentico al servizio del Paese;

ing. Giulio Magagni, nella sua veste di presidente della Federazione BCC Emilia Romagna, ha auspicato che, preso atto della nascita di più gruppi bancari cooperativi, essa avvenga senza strutture incompatibili e senza uno scontro fratricida: condizioni essenziali per consentire al credito cooperativo di sopravvivere;

Alessandro Spaggiari, segretario nazionale CooperFirst Cisl, il quale intravede nella crisi la possibilità di cogliere inedite opportunità, a patto che si sappiano prendere decisioni adeguate e inclusive, a partire dal ruolo centrale che possono e debbono avere le persone le quali lavorano nel credito cooperativo. Siamo in attesa di una “speranza operosa” che consenta di ricucire lo strappo e di evitare quello che oggi sembra inevitabile.