Il Quotidiano del Sud, studio First Cisl, chiusura sportelli aumenta i disagi

A due settimane circa dalla pubblicazione è sempre vivo l’interesse generato dallo studio First Cisl sulla rete degli sportelli italiana e sul suo ridimensionamento registrato negli ultimi 7 anni. Da Nord a Sud, dai comuni montani a quelli con ridotta residenzialità, parte il grido di allarme di intere comunità abbandonate a se stesse e private dei servizi bancari. Sul ruolo sociale che le banche devono avere il segretario generale di First Cisl, Giulio Romani ha ampiamente argomentato richiamando le più elementari norme di civiltà, rilanciando la proposta di agendare la problematica e trattarla durante il confronto per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei lavoratori del credito. Ad occuparsi del tema è “Il Quotidiano del Sud” nella sua edizione della Basilicata. “Banche, chiusi 50 sportelli dal 2010”, questo il titolo dell’articolo”.

“Meno sportelli significa meno occupati nel settore e tempi di attesa più lunghi peri clienti – scrive il giornale -. I lavoratori bancari lucani sono passati dai 1.260 del 2010 ai 1.117 del 2016, con una riduzione dell’11,3%, pari in termini assoluti a 143 posti di lavoro andati persi, situazione gestita con gli accordi sindacali che hanno consentito il prepensionamento o il pensionamento di tutti i lavoratori in esubero. Riduzione del personale che famiglie e imprese hanno pagato con code più lunghe: il 26% dei lucani che si sono recati in banca nel 2016 ha infatti dichiarato di aver atteso più di 20 minuti, contro il 13,7% de1 2011”.

“La Basilicata – prosegue il quotidiano calabrese – si conferma fanalino di coda per quanto riguarda l’uso dei canali home e corporate banking: 70 famiglie lucane su 100 nel 2017 hanno fatto ricorso ai servizi bancari telematici, contro una media nazionale di 113, dato in crescita del 25%, ma ben al di sotto del trend nazionale (+45,6%), un dato coerente con la composizione demografica della popolazione. Non va meglio, per quanto riguarda le imprese: solo 53 aziende lucane su 100 utilizzano il canale telematico per i loro servizi finanziari rispetto alla media nazionale di 73. Ciò si spiega con la presenza di un tessuto imprenditoriale composto prevalentemente da lavoratori autonomi e micro-imprese che hanno una certa difficoltà ad interfacciarsi con questi strumenti.

“Solo Veneto Banca – spiega al Quotidiano del Sud, il segretario generale aggiunto della Cisl Basilicata, Gennarino Macchia – attraverso il marchio BancApulia, ha prodotto in Basilicata la polverizzazione di circa 25 milioni di euro di sue azioni in mano a risparmiatori lucani. Con i tagli messi in atto dai grandi istituti di credito – continua Macchia – a restare sguarnite sono soprattutto le aree marginali, abitate da una popolazione più anziana che si trova costretta a mantenere in casa maggiore disponibilità di contante, col rischio di aprire la strada alla, microcriminalità: il problema sociale è evidentemente sottovalutato. La verità è che le banche si sono trasformate in distributori di prodotti finanziari di massa, come si trattasse di telefonini o abbigliamento, e dunque mirano soprattutto a tagliare i costi. Anche l’aumento dei tempi di attesa determinato dai tagli agli sportelli e agli addetti può essere spiegato come una strategia delle banche per far entrare meno gente possibile in filiale e poter continuare così le chiusure indiscriminate e i tagli al personale. Per questo urge una riforma socialmente utile”.