Le 10 crisi bancarie, 113 milioni di compensi top manager, solo 67 di sanzioni

“Dal 2011 fino al conclamarsi del dissesto le dieci banche italiane travolte dalla crisi hanno pagato 113 milioni di compensi ai loro amministratori. A fronte di tanta generosità gli esiti sono drammatici: 27,6 miliardi di perdite, 10,6 miliardi di soldi pubblici utilizzati per fronteggiare le emergenze, 3,4 miliardi bruciati dal Fondo Atlante, 4,7 miliardi stanziati dal Fondo di risoluzione, 14.000 posti di lavoro perduti, cui si aggiungono altre 5.000 uscite in Intesa, 470.000 azionisti che hanno perso del tutto o in parte i loro risparmi, con l’aggiunta di migliaia di obbligazionisti, alcuni solo parzialmente rimborsati con 181 milioni del Fondo interbancario. Non è forse un disastro questo? Eppure in Italia non c’è una legge sul disastro bancario, una carenza inaccettabile, che va colmata. In sua assenza, sinora si contano appena 67 milioni di sanzioni irrogate dalle varie autorità di vigilanza e di garanzia ai manager o alle loro banche”: è il commento del segretario generale di First Cisl, Giulio Romani, alla comparazione, effettuata dall’Ufficio Studi del sindacato, tra compensi e ricadute economiche e occupazionali degli ultimi sette anni nel perimetro del Monte dei Paschi, delle due banche venete integrate in Intesa Sanpaolo (Popolare Vicenza e Veneto Banca), delle quattro banche “risolte” (Etruria, CariChieti e Banca Marche poi passate a Ubi e Carife poi transitata a Bper) e delle tre casse acquisite da Cariparma (Carim, Carismi e Caricesena).

“Colpisce – spiega il responsabile dell’ufficio studi di First Cisl, Riccardo Colombani – lo scarso potere di deterrenza esercitato dai meccanismi sanzionatori delle autorità italiane ed europee, che hanno disposto provvedimenti per un importo complessivo pari all’incirca alla metà dei compensi pagati agli amministratori. La quantità maggiore le ha irrogate la Banca d’Italia, per un valore complessivo di 26,8 milioni, di cui 4,9 a Mps, 4,8 a Etruria, 4,5 a Banca Marche, 3,3 a Carife, 3,7 alla Popolare di Vicenza e 2,8 a Veneto Banca, ma non sono passate indenni neanche le altre quattro banche toccate dalla crisi, con Caricesena a 950 mila, Carim a 835 mila, CariChieti a 774 mila e Carismi a 335 mila. Non sono molto lontani in valore i 24,5 milioni di sanzioni della Consob, che si concentrano però su sei banche e riguardano per ben 9,2 milioni la Popolare di Vicenza e per 6,1 milioni Veneto Banca, mentre su Mps gravano per 5,4 milioni e su Etruria per 2,7, con Caricesena e Banca Marche a chiudere il conto rispettivamente a 638 e 420 mila euro. La Popolare di Vicenza è inoltre stata sanzionata per 4,5 milioni dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato e per 11,2 milioni dalla Bce. In tutto, l’ex banca vicentina ha ricevuto sanzioni per 28,5 milioni, comunque inferiori ai 32,2 milioni pagati nel periodo ai suoi amministratori. Di fatto, nelle due venete si concedevano compensi monstre: in sei anni gli amministratori e i top manager delle due banche hanno incassato 62,8 milioni di euro, con i drammatici esiti che sono noti a tutti”.

“Non solo in Italia manca una legge – conclude Giulio Romani – che punisca chi procura dissesti bancari che arrecano danni enormi all’occupazione e al risparmio privato, ma addirittura c’è l’aggravante che clienti e lavoratori non hanno alcuna voce in capitolo sulle gestioni delle aziende di credito. Ecco perché chiediamo che nei Cda delle banche sieda un garante pubblico indicato dalla Banca d’Italia di concerto con il Mef, che negli organi di controllo ci sia una rappresentanza minima dei dipendenti e che si costituiscano i voting trust che consentano ai piccoli azionisti di far valere la loro voce nelle assemblee”.

In allegato la ricerca completa.

Comparazione compensi sanzioni e costi crisi 10 banche