Panorama, studio First Cisl, tre vite da bancario per un anno da ad

Percezione e realtà. Che nelle banche le figure di vertice guadagnassero tanto era risaputo ma apprenderne l’entità ha destato sensazione. Non si può spiegare diversamente il grande interesse che ha suscitato il rapporto di First Cisl sulla retribuzione dei top manager. Grande impatto hanno avuto sull’opinione pubblica i dati puntuali dell’ufficio studi diretto da Riccardo Colombani. Elaborazioni che vari organi di stampa hanno utilizzato per i loro resoconti. Con attenzione li ha approfonditi il settimanale “Panorama” nella sua versione online. “Quanto guadagnano i banchieri (e i bancari)” è il titolo dell’articolo firmato da Massimo Morici. “La crisi che ha colpito le banche italiane – scrive il settimanale del gruppo Mondadori – non sembra aver colpito i piani alti degli istituti: il rapporto tra lo stipendio di un impiegato di banca e il suo capo, l’amministratore delegato, è di 1 a 100. Un dipendente, insomma, dovrebbe lavorare tre vite per guadagnare quanto un top manager in un anno”.

“Panorama” si sofferma sul rapporto siderale che c’è tra i salari dei super manager e quello dei lavoratori. “Nel 2017 un top manager in media ha portato a casa uno stipendio più grande di 40 volte quello di un bancario, ma in alcuni casi è addirittura superiore di oltre 100 volte.  Al vertice della classifica troviamo il numero uno di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, che lo scorso anno tra stipendio e partecipazione azionaria ha portato a casa circa 5,5 milioni di euro: è una cifra pari allo stipendio medio di 122 impiegati del gruppo. Meno della metà è invece la busta paga per il 2017 di Jean Pierre Mustier, a.d. di UniCredit: 2,3 milioni di euro (6.200 euro al giorno), inclusa la partecipazione azionaria, pari a 53 stipendi medi dei dipendenti del gruppo di Piazza Gae Aulenti. Giuseppe Castagna, a.d. di Banco BPM, terza banca italiana, ha incassato 1,5 milioni di euro; un po’ di più Victor Massiah, consigliere delegato di UBI Banca, 1,6 milioni”.

L’analisi continua con il Monte dei Paschi di Siena e dell’amministratore delegato Marco Morelli “il suo stipendio – prosegue Panorama – è sceso a 466 mila euro lordi a partire dallo scorso luglio, quando Bruxelles aveva imposto che la busta paga del top manager non superasse 10 retribuzioni medie dei dipendenti. Ma per il primo semestre dello scorso anno valevano ancora le vecchie regole: così Morelli è riuscito a portare a casa 1,1 milioni, pari allo stipendio di 22 dipendenti, più del doppio del moltiplicatore imposto da Bruxelles”. Il rapporto prosegue con le “retribuzioni di due top manager di banche in difficoltà: sono i casi di Paolo Fiorentino, a.d. di Carige, che ha ricevuto 723 mila euro apri allo stipendio di 29 impiegati della banca ligure, Mauro Selvetti e Miro Fiordi, rispettivamente d.g. e presidente del Creval, che hanno ottenuto compensi per 700mila euro, pari a una quindicina di stipendi medi”.

First Cisl non si limita a riportare i freddi numeri ma rilancia le proposte puntualmente riprese dal settimanale milanese e relative all’introduzione di “una legge che raccolga le norme europee e internazionali ed elimini le possibili lacune interpretative. Le indicazioni Eba, recepite da un regolamento di Banca d’Italia, stabiliscono appunto il rapporto massimo tra retribuzione fissa dei top manager e retribuzione media dei dipendenti e un compenso variabile dei vertici al massimo doppio rispetto alla parte fissa”. First Cisl, conclude Panorama, chiede che “un terzo dei compensi manageriali sia vincolato all’effettivo conseguimento di obiettivi di natura sociale: crescita dell’occupazione, stabilità di valore dei prodotti finanziari emessi, qualità del credito erogato e offerta di educazione finanziaria alla clientela”.