Il Salvagente, Mifid 2, per First Cisl serve un questionario unico

“Il Salvagente” fa le pulci alla Mifid 2. Nel numero in edicola pubblica una serie di articoli per approfondire l’argomento. “Più trasparenza ? Vediamoci chiaro”, questo il titolo di apertura dell’ampio reportage che nel sommario anticipa lo scopo dell’analisi. Cruciale il passaggio sulla rischiosità dei titoli dopo i vari disastri bancari che hanno azzerato i risparmi di tanti cittadini. Su Mifid 2 il Segretario generale di First Cisl non ha mai nascosto le sue perplessità definendola al suo debutto una “riforma azzoppata”.

Il mensile romano, che si occupa dei diritti dei consumatori, riprende il tema intervistando il responsabile dell’ufficio studi di First Cisl, Riccardo Colombani il quale evidenzia che “resta il problema che spesso, chi confeziona il prodotto finanziario da vendere e chi lo deve distribuire, fa parte di uno stesso gruppo bancario, per cui il conflitto di interessi persiste e non può che andare a scapito dei risparmiatori. Inoltre, la stessa rischiosità del prodotto, è definita dal suo produttore. Se l’intermediario resta libero di attribuire il proprio rating avrà sempre la possibilità che siano vendute come poco rischiose le obbligazioni junior di banche in crisi. Secondo noi – continua Colombani – la rischiosità del prodotto, quando definita dall’intermediario, deve essere quanto meno avvalorata dalla Consob anche attraverso un sistema di silenzio-assenso”.

Non convince anche il questionario Mifid. “Le domande rivolte al risparmiatore – dichiara al Salvagente Colombani – dovrebbero essere tali da garantire l’esatta individuazione del suo profilo di conoscenze finanziarie e di obiettivi da raggiungere, per escludere che possa esporsi a rischi che non comprende e che non può economicamente sostenere. Il problema principale è che non esiste un unico modello di questionario, ma ogni banca ha il suo, con domande e approfondimenti diversi. La conseguenza è che lo stesso cliente potrebbe essere ‘inquadrato’ in maniera diversa a seconda dell’istituto cui si rivolge. Per questo noi proponiamo che venga adottato un unico modello di questionario valido per tutte le banche, elaborato da un’autorità indipendente come la Consob. Solo così ogni cittadino potrebbe essere censito per la sua propensione al rischio una sola volta e ogni modifica o anomalia potrebbe essere immediatamente sottoposta a verifica. Da quì la necessità – suggerisce Colombani – di creare un unico software di decodifica delle risposte date al questionario per uniformare i profili dei risparmiatori e una piattaforma informatica che segnali le modifiche eventualmente intervenute nel tempo (la situazione del cliente è ovviamente dinamica), e che serva, appunto, anche per segnalare eventuali anomalie che dovrebbero far scattare un campanello d’allarme. D’altro canto, le criticità del questionario Mifid erano già state segnalate dalla stessa Consob nel 2012, quando era stato rilevato che ben 20 questionari presentati da diversi istituti bancari mostravano carenze significative: mancavano una serie di domande chiave (ad esempio, cos’è l’inflazione?) per delineare le conoscenze e quindi il profilo esatto del risparmiatore-potenziale investitore. Infine -conclude Colombani – bisogna vietare che i tempi per vendere l’intero stock di un prodotto siano stretti, perché questo porta a sollecitare il più possibile i clienti, anche quando non è in linea con il loro profilo di rischio”.