Consiglio generale, Giulio Romani, sindacato confederale prima forza del Paese

“Il sindacato confederale è la forza che oggi numericamente conta di più nel Paese. Nessun partito ha un numero di consensi maggiore rispetto al numero di iscritti al sindacato confederale, che pure si rivolge esclusivamente ai lavoratori e ai pensionati. Il sindacato confederale è la forza sociale più importante di questo Paese. Quando sei il primo, hai anche delle responsabilità. Se il Paese ha bisogno di una proposta, il sindacato deve essere il primo a impegnarsi”: lo ha affermato il Segretario generale di First Cisl, Giulio Romani, durante la sua relazione al Consiglio generale del sindacato, in svolgimento all’hotel Palatino di Roma.

“Non è un caso – ha sottolineato Romani – che all’indomani delle elezioni, le Confederazioni e Confindustria, ossia le associazioni di rappresentanza e delle imprese, abbiano firmato il Patto della Fabbrica: è la consapevolezza che il Paese ha bisogno di un progetto per portare questo Paese fuori dalla crisi. Il Patto della Fabbrica interessa anche il settore finanziario. Ha contribuito a focalizzare le Confederazioni sul settore finanziario anche in considerazione delle strategie che le Confederazioni devono elaborare per il futuro del Paese. C’è la consapevolezza che l’economia e la corretta distribuzione del reddito di questo Paese non possono ripartire senza il presidio e se possibile la riforma del sistema finanziario”.

“Il progetto confederale – ha ribadito Romani – rifonda l’unità sindacale ricollocandola sui valori. Fare un’alleanza confederale vuol dire riprendere il dibattito sul merito”. La prima iniziativa è quella relativa al 25 aprile, che aderisce al manifesto “Mai più fascismi”, di cui le Confederazioni sono promotrici.

Le prospettive del rinnovo contrattuale, il dislivello delle remunerazioni tra top manager delle banche e dipendenti – “è ora di regolare anche i compensi manageriali del credito ordinario, dopo quelli della finanza etica” -, le formule che consentano al lavoro e all’azionariato diffuso di partecipare in ciò che è pubblico – “e il fine della finanza non può essere solo privato, anche se le banche sono private” – sono stati alcuni dei temi toccati da Romani.

Sul contratto nazionale, Romani ha indicato l’obiettivo di tentare “una ricomposizione all’area contrattuale che vada oltre il settore del credito e della finanza come lo intendiamo oggi”. “Dovremo capire come ricostruire il modello organizzativo della banca – ha concluso Romani -, ma anche di come si deve ricostruire il modello di relazioni sindacali. Dobbiamo trovare delle soluzioni a fronte della frammentazione della rete di vendita, che ci impedisce di costituire le rsa. Dobbiamo trovare delle soluzioni sul come gestire le assemblee dei lavoratori”.