CityWire rilancia dettagliata ricerca First Cisl sulla crisi delle banche

Il sistema bancario italiano sta iniziando a risalire la china anche se non si è del tutto fuori dal tunnel della crisi”. A scriverlo è il quotidiano on line “CityWire” che pubblica un articolo dal titolo “Banche, ecco quanto costano gli esuberi”. Il servizio prende in analisi lo studio First Cisl commissionato da MF-Dow Jones sul conto presentato dai salvataggi bancari. “Le banche – si legge – sono ancora alle prese con lo smaltimento di una massiccia mole di crediti non performanti e si stanno preparando a una seconda ondata di risiko che non sarà immediata, ma nemmeno così lontana”.

“Il conto dei salvataggi bancari condotti in porto negli ultimi due anni – evidenzia la ricerca dell’ufficio studi di First Cisl – è salito a fine 2017 a 7,4 miliardi di cui 2,2 miliardi di euro già messi a budget dalle banche per la gestione degli esuberi e di altri 5,2 miliardi a carico dello Stato (sempre per gestire le uscite di personale). Le crisi di B.Mps, B.P.Vicenza e Veneto Banca, B.Marche, B.P.Etruria e Carichieti, C.R.Rimini, C.R. Cesena e C.R. San Miniato hanno spazzato via 13 mila posti di lavoro e hanno pesato sulle tasche di 280 mila azionisti. Intesa Sanpaolo, l’ultimo istituto di credito che, col salvataggio delle banche venete, ha dovuto gestire un importante riassetto, per 5 mila uscite, dovrà contabilizzare a bilancio circa 1 miliardo di euro come contributo al Fondo di Solidarietà” (questa la stima fatta dal sindacato).

“L’ufficio studi di First Cisl, diretto da Riccardo Colombani, nella valutazione del costo delle crisi, ha ricompreso anche il contributo statale al Fondo di solidarietà del settore del credito, la cui stima è complessa per la variabilità dei tempi di permanenza al fondo da parte dei lavoratori interessati. Considerati anche gli ulteriori oneri correlati alle operazioni di riassetto di Intesa Sanpaolo a seguito dell’integrazione delle ex venete. In particolare, per Intesa sono stati conteggiati gli esodi aggiuntivi e i 3,5 miliardi di contributo pubblico che, pur destinato al mantenimento dei ratio patrimoniali a fronte dell’acquisizione delle ex popolari, hanno liberato margini utilizzabili anche nel più ampio processo di riorganizzazione”.

La ricerca è al quanto dettagliata e prosegue nel prendere in esame altre realtà bancarie. “Novità anche sul fronte di Ubi Banca (cavaliere bianco di Etruria, Marche, Ferrara e Chieti) – prosegue “CityWire” – che nel bilancio 2017 ha accantonato 41 milioni di euro per gestire l’uscita di 74 persone (in base ad accordi precedenti), più ulteriori 324 risorse in base all’accordo preso a ottobre 2017 per un totale di 398 persone. In B.Mps i lavoratori in servizio al momento della soluzione della crisi erano, secondo il bilancio al 30 giugno, circa 24.800; con l’ingresso dello Stato nel capitale e il nuovo piano industriale sono state programmate uscite attraverso il Fondo di Solidarietà (parte straordinaria) per 4.800 persone: i lavoratori in servizio al termine delle uscite programmate saranno quindi 20 mila. Al 30 giugno non risultava alcun accantonamento fatto ad hoc, ma l’indicazione è che il piano di uscite costerà complessivamente 1,15 miliardi di euro al 2021. Il contributo dello Stato allo scopo è rilevante. Secondo la stima di First-Cisl, si parla di 130 milioni di euro destinati a Mps. Questo numero si ottiene sommando il contributo pubblico al Fondo di Solidarietà da qui al 2021 per persona (quindi 32 mila euro a testa moltiplicati per le 1.800 uscite previste nel 2017 e 24 mila euro moltiplicati per le 3 mila uscite in programma dal 2018 in poi)”.

Su quanto verificatosi in questi anni il segretario generale di First Cisl dice che vanno considerati i “costi indiretti sulle economie locali a fronte della stretta creditizia e della vendita massiva degli Npl a società che in alcuni casi possono operare secondo logiche aggressive di breve periodo, fattori che pesano sulla ripresa economica del Paese”.

Il rapporto First Cisl evidenzia però che non ci sono state solo uscite. “A fronte delle 15 mila uscite complessive previste nel perimetro delle banche analizzate, sono state definite anche 1.650 assunzioni in Intesa Sanpaolo e 132 in Ubi, riducendo a 13 mila il saldo dei posti di lavoro che si vanno a perdere”.

Il problema della gestione delle crisi degli istituto di credito rimane un tema attuale e in tal senso il segretario generale Giulio Romani rilancia la proposta di “un’indifferibile riforma del sistema bancario che come capisaldi deve avere il cambiamento dei sistemi di controllo delle banche, per i quali urge il coinvolgimento dei lavoratori negli organismi di compliance, nonché delle modalità di retribuzione dei top manager, vincolando una parte rilevante ai risultati di medio-lungo periodo che hanno gravi ricadute sociali. Come da noi indicato nelle proposte di AdessoBanca!, il manifesto programmatico che abbiamo redatto insieme con la Cisl, – conclude Romani – è poi necessario che nelle banche i piccoli azionisti, inclusi i dipendenti, abbiano voce attraverso l’istituzione di voting trust orientati all’esercizio del diritto di voto sulla base di obiettivi di interesse collettivo”.