Gli esuberi in banca non portano utili, lo studio di First Cisl su Avvenire

“In banca gli esuberi non portano gli utili. Studio della First Cisl: il reddito arriva dalle attività ad alta intensità di lavoro”: titola così un ampio articolo di Pietro Saccò sul quotidiano Avvenire.

“Non è il costo del lavoro – scrive Saccò – l’ostacolo che impedisce alle banche italiane di recuperare redditività. L’ufficio studi della First Cisl ha analizzato i conti dei primi nove mesi del 2017 dei cinque maggiori gruppi bancari per mostrare che tagliare il personale non è la strada giusta da seguire. Sul lato delle entrate gran parte del miglioramento dei conti deriva dalle commissioni, cioè quello che le banche incassano per l’attività bancari tradizionale, come la tenuta dei conti correnti, di servizi di investimento, incassi e pagamenti, finanziamenti. «Tutte attività che in vari modi sono strettamente collegate al fattore lavoro» sottolinea l’ufficio studi del sindacato.”

“Tra gennaio e settembre – prosegue Avvenire – l’incasso netto da commissioni è stato di 5,6 miliardi di euro per Intesa Sanpaolo, 5 miliardi per UniCredit, 1,5 miliardi per Banco Bpm, 1,2 miliardi per il Monte dei Paschi, 1,1 miliardi per Ubi. Si arriva a 14,4 miliardi totali di commissioni nette. Sono 1,8 miliardi in più rispetto ai 12,6 miliardi di euro di costo del personale (ridotto di 527 milioni rispetto al 2012, con il taglio di 7.786 addetti) che le stesse banche hanno dovuto affrontare. Insomma: l’attività bancaria tradizionale resta redditizia. «Insieme, le commissioni nette e il minor costo del personale cubano 15 miliardi, una cifra vicinissima ai 15,7 miliardi complessivi del risultato lordo di gestione» dei cinque gruppi bancari, fa notare Riccardo Colombani, direttore dell’Ufficio Studi della First Cisl. Sottolineando quindi che a bruciare redditività sono state invece le rettifiche sui crediti, che hanno pesato per ben 10,1 miliardi euro sui conti delle cinque banche. Numeri che portano a una conclusione che il segretario della First Cisl, Giulio Romani, va ripetendo da tempo: se invece di svendere le sofferenze per pulire rapidamente i bilanci le banche adottassero una gestione paziente, magari affidandola ai loro stessi dipendenti, allora anche i loro conti ne beneficerebbero. Ma la pressione delle autorità europee, a partire dalla Vigilanza della Banca centrale europea, non ha agevolato una gestione più “intelligente” dei crediti deteriorati”.