ZeroZeroNews, guerra per banche. Romani: introdurre reato di disastro bancario

“Nella nuova realtà della politica digitale, con scenari da industria 5.0, connessioni, analisi ed elaborazione dati, il confronto-scontro fra gli internet party è tridimensionale. Oltre che sul web si svolge sui media e in Parlamento.  Con metodologie tuttavia che risentono della transizione in atto fra l’arte della guerra di Carl von Clausewitz e Sun Tzu  e Futureworld e che ripropongono i classici bombardamenti a tappeto fra potentati economico-politici. Una guerra per banche che rischia di lasciare sul campo soprattutto risparmiatori e correntisti. «Mi viene in mente l’edizione dell’Isola dei Famosi in cui Simona Ventura ebbe un malore durante la lotta nel fango» afferma  sarcastico Giulio Romani, Segretario Generale della First Cisl”: incomincia così un’ampia intervista che il web magazine ZeroZeroNews ha rivolto a Romani in merito ai lavori della Commissione parlamentare sulle banche. Il titolo è: “Guerra per banche. Romani: introdurre reato di disastro bancario“.

«Senza voler mancare di rispetto alle istituzioni, l’impressione che ricevo dalle cronache della Commissione banche è più o meno la stessa della metafora dell’Isola dei Famosi. È stata allestita la vasca del fango, tanto c’è n’era in abbondanza, vi sono stati accesi sopra i riflettori e ora si chiamano i famosi a lottarci dentro, aspettando che qualcuno soccomba. Poi ci saranno le nomination e si vedrà chi dovrà abbandonare l’isola. Anzi, una nomination c’è già stata, quella del Governatore della Banca d’Italia Visco, ma il televoto ha deciso di tenerlo lì. Comunque, anche gli esclusi resteranno negli studi di produzione almeno fino alla fine della trasmissione, che ho l’impressione che coinciderà con le elezioni», continua Romani.

«Come First Cisl – spiega più avanti nell’intervista Giulio Romani – chiediamo da tempo norme che indirizzino diversamente le strategie delle banche e che puniscano le storture e ormai non siamo più solo noi a dire, per esempio, che la separazione tra attività finanziarie e attività commerciali nelle banche sia il provvedimento determinante per cambiare radicalmente non solo l’atteggiamento degli istituti di credito, ma anche il ciclo economico. Nel contempo, e questa è una proposta della quale First Cisl può rivendicare l’esclusiva, pensiamo che la retribuzione dei manager bancari debba essere soggetta ad una diversa regolamentazione, non solo con l’applicazione dei tetti, ma anche legandola, per quantità ingenti, alla realizzazione di risultati che tengano insieme il reddito della banca con quello sociale, incentivando la qualità e non la quantità del credito, premiando una distribuzione dei finanziamenti coerente con il tessuto economico e sociale del territorio, valorizzando il lavoro di chi garantisce la tenuta di valore ai risparmi, la crescita occupazionale, il sostegno agli investimenti. Se fossimo stati ascoltati quando dicevamo cose simili sul collocamento dei prodotti finanziari, forse non ci saremmo dovuti trovare a parlare di risparmiatori traditi e di suicidi per la disperazione. Invece, quando dissi alcune cose di questo tenore in un convegno del 2013, fui minacciato di querela da parte dell’Abi.»

All’obiezione che “c’è chi sostiene che una legge per regolare la retribuzione dei manager é  incostituzionale e che l’unico modo per gestire la questione sia introdurre un codice di autoregolamentazione”, il segretario generale di First Cisl replica così: «Come no? E poi chiederemo agli automobilisti di autoregolamentare il traffico, ai petrolieri di autoregolamentare la tutela dell’ambiente e ai produttori di armi di autoregolamentare la pace nel mondo… Una volta si diceva che l’Italia fosse un Paese di commissari tecnici, da un po’ di tempo è un Paese di costituzionalisti, ma sono gli stessi che di solito parlano di calcio.»

«Dunque è soprattutto una questione di regole da cambiare e di attribuzioni di responsabilità da individuare?» chiede ZeroZeroNews.

«Certo – risponde Giulio Romani -, infatti fra le regole che chiediamo c’è anche quella per la repressione. Per esempio se ci fosse un reato di “disastro bancario”, se di fronte al default di una banca l’azione penale fosse obbligatoria, se le pene previste fossero aggravate in caso di danno alla pubblica amministrazione, al risparmio privato e all’occupazione, se per questo reato si prevedessero opportuni trattati internazionali per l’estradizione, qualche manager oggi non potrebbe godersi al sole il frutto delle proprie malefatte. E altrettanto pensiamo che sia scandaloso che i lavoratori di un’azienda non vengano ammessi come parte civile nei processi, per esempio contro chi ha ostacolato la vigilanza.»

L’intervista completa è disponibile su ZeroZeroNews cliccando qui.