FinanzaReport, banche, a quando il primo ceo donna?

“In Italia quasi un bancario su due è donna, ma come avviene per altri settori la vera parità è lontana. Anzi, forse lo è ancor di più, in termini ovviamente di carriera e di salario. A metterlo in evidenza è uno studio della First Cisl. Del resto, nessuna delle più importanti banche italiane è stata mai guidata da una donna. Nemmeno negli Stati Uniti a dire il vero, anche se la banca centrale almeno è stata retta per un mandato dalla signora Janet Yellen, che tuttavia fra qualche mese lascerà. In Russia resiste invece al suo posto l’apprezzata Elvira Nabiulina. Fra le grandi banche internazionali si conta qualche donna in più ai posti di comando, ma nessuna nel ruolo di Chief executive officer”: scrive così il web magazine FinanzaReport.it nell’aprire l’articolo con cui presenta lo studio di First Cisl sull’occupazione femminile nel settore bancario italiano. “Banche, a quando il primo ‘ceo’ donna?” titola il giornale on line.

“Tornando alle banche italiane e allo studio First Cisl – scrive FinanzaReport.it -, in termini di reddito si registra un divario tra i due sessi di 10 punti. I piani di risanamento degli istituti, con i conseguenti massicci esuberi, stanno facendo crescere la quota femminile perché i prepensionamenti riguardano soprattutto gli uomini, mediamente più anziani. “E’ presumibile – spiega Sara Barberotti, segretaria nazionale di First Cisl e responsabile delle politiche di genere del sindacato – che a fine 2017 la quota femminile risulti ulteriormente accresciuta per effetto degli ingenti esuberi definiti o annunciati nel 2017, che sfiorano i 18.000 addetti. A uscire sono soprattutto gli uomini, mediamente più anziani, poiché l’incremento della presenza femminile nelle banche ha preso avvio solo dagli anni ’80”.”

“Tuttavia – annota nell’articolo il web magazine – per le lavoratrici bancarie restano delle barriere culturali, sociali e legislative che, come lamenta il segretario First Cisl Giulio Romani fa ricadere “quasi tutto su di loro la cura della famiglia e delle fasce più deboli”.”