Ingiustificabile che salvataggio banche venete metta a rischio 900 lavoratori

“Non vogliamo neppure pensare che una così imponente operazione di solidarietà nazionale come il salvataggio delle banche venete possa comportare il rischio che 900 persone perdano il loro lavoro ed è quanto non intendiamo permettere che accada per i 200 tempi determinati che Intesa non pare intenzionata a confermare e per i quasi 700 dipendenti delle 14 società di Veneto Banca e Popolare Vicenza ora in liquidazione”: lo dichiara Giulio Romani, segretario generale di First Cisl.

“I lavoratori delle aziende in liquidazione – aggiunge Romani – vivono da mesi nella più totale incertezza sul loro futuro. Le stesse voci su possibili cessioni di pezzi pregiati come Bim non tranquillizzano, perché non fanno riferimento alla sorte dei dipendenti e anzi ipotizzano uno spezzatino, con il rischio di perdite occupazionali. Siamo consapevoli che i commissari liquidatori siano tenuti, nel ruolo pubblico che rivestono, ad avere comportamenti che garantiscano la tutela dei creditori e che, pertanto, il loro lungo silenzio vada riferito a doveri di riservatezza della violazione dei quali, se ne prescindessero, potrebbero essere chiamati a rispondere, ma al contempo pensiamo che sia necessario dare conto ai lavoratori, creditori morali oltre che economici di quelle imprese, di ciò che li attende”.

Le società non rilevate da Intesa dalle banche venete comprendono 684 lavoratori (dati di bilancio 2016), oltre ai 319 delle controllate estere. La componente maggiore è costituita dai 481 dipendenti di Bim Banca Immobiliare (Veneto Banca) e delle sue controllate italiane Symphonia Sgr, Bim Fiduciaria e Bim Insurance Brokers. Non sono transitate da Veneto Banca a Intesa neppure Apulia Prontoprestito (41), Claris Leasing (29), Claris Factor (26), Apulia Previdenza (25) e Immobiliare Italo Romena (7). Dalla Popolare Vicenza non hanno trovato approdo in Intesa le società Immobiliare Stampa (32 dipendenti), Farbanca (28), PrestiNuova, Nem Sgr e BpVi Multicredito (15 complessivi).

“Per i 200 tempi determinati passati a Intesa – conclude Romani – non vogliamo credere che il valore del salvataggio venga intaccato da una fetta di nuova disoccupazione giovanile, togliendo il lavoro a chi lo aveva, seppure precario. Sarebbe una vergogna se nel naufragio delle venete, a quelli che non hanno potuto salire sulle scialuppe si dovessero aggiungere quelli buttati a mare per alleggerire le scialuppe stesse. La banca e i sindacati aziendali devono trovare una soluzione che consenta, con uno sforzo di solidarietà, di tenere anche questi lavoratori a bordo”.