Banche venete, inconcepibile si ipotizzi abbandono di lavoratori

“Sarebbe mostruoso se la vicenda delle banche venete, costata miliardi di euro ai contribuenti e danni incalcolabili a migliaia di famiglie e imprese, si concludesse con un nuovo tributo occupazionale nelle società escluse dal perimetro salvato da Intesa Sanpaolo. Al contempo, è sorprendente che il mandato conferito ai liquidatori da parte del Governo non abbia contemplato una preventiva azione di responsabilità nei confronti degli amministratori, pur essendo questa al vaglio dei commissari e nelle attese dei cittadini italiani”: è quanto dichiara Giulio Romani, segretario generale di First Cisl, a seguito di un doppio incontro avuto dal sindacato con i commissari che si occupano della liquidazione coatta amministrativa di Popolare Vicenza e Veneto Banca.

“Pur prendendo atto con favore dell’impegno dei commissari e delle possibili cessioni di alcune delle società delle ex banche venete, che chiediamo avvengano senza tensioni occupazionali – aggiunge Romani –, dobbiamo amaramente constatare che non sbagliavamo lanciando l’allarme sociale per il futuro dei lavoratori non transitati ad Intesa. Siamo profondamente preoccupati e insoddisfatti, per esempio, delle risposte ricevute a proposito dei dipendenti di Immobiliare Stampa, il cui lavoro verrà a esaurirsi appena completata la dismissione del patrimonio gestito, senza che al momento siamo state individuate soluzioni successive. E anche altri posti di lavoro sarebbero a rischio nelle aziende per le quali non si riuscisse ad individuare compratori e che dunque dovessero essere liquidate”.

“Siamo altresì allarmati – afferma Romani – dal pesante ritardo nella definizione del contratto di servicing con Intesa San Paolo, per la gestione delle cosiddette ‘inadempienze probabili’, che avrebbe dovuto essere definito entro 10 giorni dall’operazione. Mesi di ritardo, in cui oltre 4 miliardi di crediti incagliati sono stati di fatto abbandonati, potrebbero generare un’ulteriore imponente crescita delle perdite per sofferenze. Al contrario, se venisse avviata la gestione di questi crediti, si potrebbe utilmente impiegare un elevato numero di lavoratori”.

“Ci attendiamo che il Governo e indirettamente la stessa Intesa Sanpaolo – conclude Romani – non si assumano la responsabilità di lasciare sul lastrico decine di famiglie. Come sindacato siamo pronti a dare pieno apporto per individuare opzioni socialmente sostenibili”.