Mps, qual è il clima che si respira oggi in banca?

Le difficoltà del Monte dei Paschi di Siena sono da tempo sotto la lente. Sulla stampa e sul web, dopo il via libera alla ricapitalizzazione precauzionale della banca, circolano le ipotesi più disparate sul nuovo piano industriale e sulle previsioni di esubero, con illazioni che alimentano la preoccupazione fra i lavoratori. Nel frattempo, il personale, soprattutto allo sportello, è chiamato a reggere l’urto delle richieste di informazioni e di chiarimenti che provengono dalla clientela.

Per cercare di comprendere dall’interno qual è il clima che si respira in Mps in merito alle prospettive dell’azienda e quali sono le aspettative del sindacato in merito al futuro della Banca, abbiamo rivolto tre domande al segretario responsabile First Cisl del Gruppo Mps, Fabio Brunamonti.

Fabio, a che punto è la ricapitalizzazione precauzionale di Mps?

Pare che siamo a buon punto. Ora finalmente siamo in dirittura d’arrivo. Si parla di un paio di settimane. È chiaro che questi ultimi cinque mesi di rinvii continui hanno avuto la conseguenza di mettere ulteriormente a dura prova il personale che opera in rete, ma ancora una volta, grazie alla professionalità e all’attaccamento alla banca da parte dei dipendenti del Mps, non si sono prodotti scossoni irreparabili, come in troppi avevano invece ipotizzato che potesse accadere.

Che cosa ti aspetti dal nuovo piano industriale di Mps?

Mi aspetto un vero piano di rilancio commerciale e organizzativo, che sia in grado di supportare la ripresa della banca, che dovrà dimostrare di camminare con le proprie gambe, creare valore, rilanciando la crescita delle professionalità interne troppe volte mortificate negli ultimi anni dall’arrivo di “meteore” che sono arrivate e se ne sono ripartite rapidamente intascando lauti compensi e dall’utilizzo di consulenze il cui valore aggiunto è ancora da dimostrare. E per far questo è ovvio che servirà una importante rete di sportelli e personale, supportati da sistemi tecnologici e informativi all’avanguardia.

Vorremmo inoltre che il Monte non svendesse i propri npl, ma procedesse invece ad una gestione “in house” consentendo, come dimostrato in altre realtà bancarie, di ottenere recuperi ben superiori ai prezzi di cessione agli operatori speculativi. Assicuro che le capacità e le professionalità al Monte non ci mancano.

Per quanto riguarda la questione degli esuberi, leggiamo di numeri in libertà che creano facile allarmismo tra i 25 mila lavoratori del Gruppo, gli unici che fino ad oggi hanno sostenuto con i loro sacrifici la banca in questi ultimi cinque anni. Al di là di voci catastrofiche che non fanno bene a nessuno, in merito alla gestione di eventuali nuovi esuberi abbiamo più volte ribadito unitariamente la nostra posizione, e cioè che non si potrà prescindere dall’utilizzo degli ammortizzatori sociali di settore.

Come sindacato cosa state facendo in questo periodo in Mps?

In attesa del nuovo piano, come sindacato aziendale continuiamo a confrontarci con l’azienda sui progetti derivanti dal piano Industriale in essere. Abbiamo chiuso solo qualche giorno fa un ottimo accordo sulla cessione del servizio acquiring che si basa sulla volontarietà delle uscite ed è recentissima la firma, in fase sperimentale, sul “lavoro agile”, che consentirà a molti colleghi di poter conciliare tempi di vita e lavoro.