“No a svendita npl, serve gestione paziente”, l’idea di First Cisl a San Marino

“La svendita degli npl a prezzi da speculazione rischia di premiare i responsabili dei dissesti e provoca pesanti perdite di capitale alle banche cedenti. La soluzione è la costituzione di società che coinvolgano in forma partecipativa i vari portatori di interesse dell’attività bancaria, ossia i lavoratori, le associazioni di imprese, le fondazioni, le finanziarie pubbliche, le banche stesse, che rilevino le sofferenze per affidarle ad una gestione paziente”: è questa la proposta che Giulio Romani, segretario generale di First Cisl, esprimerà venerdì 17 marzo alla tavola rotonda “Progetto npl: dall’analisi del problema all’individuazione di una soluzione di sistema” che si terrà a San Marino, organizzata dell’Associazione Bancaria Sammarinese. Tra i vari interlocutori, Matteo Mularoni, presidente dell’Abs, e Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi.

“Con la costituzione di società di gestione partecipate dai diversi stakeholder – aggiunge Romani -, i crediti deteriorati possono essere rilevati a prezzi non speculativi, coerenti con il possibile valore di recupero. È possibile, compatibile con le norme europee e realizzabile con le risorse esistenti. In questa maniera le banche che cedono gli npl non subiscono perdite traumatiche, con conseguente minor bisogno di interventi esterni, anche pubblici, che possono eventualmente essere destinati ad una vera operazione di rilancio delle attività e non solo di contenimento delle perdite. Dalla gestione paziente e rigorosa dei crediti possono emergere reali possibilità di recupero, contribuendo a rilanciare l’economia e a ricostruire un clima di fiducia nei confronti del sistema bancario. Non da ultimo, in questo modo è possibile rilevare e sanzionare le eventuali scorrettezze che abbiano determinato le insolvenze”.

“Invece – conclude Romani –, con la cessione degli npl a prezzi molto più bassi del valore di libro ci guadagnano gli speculatori, che realizzano in breve tempo grossi ricavi, i debitori più spregiudicati, che azzerano il debito restituendo quote modeste, e chi aveva concesso malamente grandi finanziamenti, che non ha ripercussioni grazie all’archiviazione delle posizioni, mentre a pagare restano i dipendenti della banca, che ne subiscono il dissesto, e i cittadini, in qualità di azionisti e clienti se la banca fallisce o in qualità di contribuenti se il salvataggio è a carico dello Stato”.