Romani, “bene banche libere da npl, ma niente vantaggi ai furbetti”

“Bene che le banche si liberino del fardello degli npl, ma occorre evitare che a beneficiarne siano gli stessi furbetti che hanno fatto esplodere le sofferenze, lasciando ai cittadini e ai lavoratori l’onere di coprire i buchi”: è il commento di Giulio Romani, segretario generale di First Cisl, alla notizia, diffusa oggi dal Sole 24 Ore, che il sistema bancario italiano sarebbe pronto a cedere oltre 70,4 miliardi di npl lordi.

“La cessione massiva di npl a società veicolo che hanno intenti esclusivamente finanziari non convince – spiega Romani – perché può aprire le porte ad accordi vantaggiosi per i grandi debitori, che possono averne enormi benefici nella più assoluta impunità, cosa che non sarebbe accaduta se si fosse agito, come sarebbe stato naturale, attraverso atti ingiuntivi, riscontrabili pubblicamente e dunque tali anche da rendere note le liste degli insolventi chieste invano dall’opinione pubblica. Una volta stralciata la posizione dai conti della banca, impunito rimane anche chi decise l’erogazione. A pagare sono i dipendenti, che subiscono pesanti ricadute occupazionali, i clienti, che vedono ridotto o annullato il valore delle loro azioni, e la collettività, se la banca necessita dell’aiuto dello Stato”.

“Anche se non è tra le banche bisognose di aiuti pubblici – aggiunge Romani -, il caso di UniCredit, stante quanto riferisce Il Sole 24 Ore, è paradossale, poiché si accinge a vendere al 12,9% del valore facciale 17 miliardi di npl lordi, in larga parte provenienti da Capitalia, la cui fusione risale a dieci anni fa. Esisterebbero dunque debitori che dopo un decennio possono ripulirsi pagando una quota contenuta dei prestiti non restituiti, senza che i risparmiatori che hanno visto calare il valore delle azioni possano avere la soddisfazione di conoscerne almeno i nomi”.

“Riteniamo invece – conclude Romani – che con la gestione in house, direttamente o con l’ausilio di società che coinvolgano i vari portatori di interesse dell’attività bancaria, i crediti deteriorati potrebbero essere rilevati ad un prezzo non speculativo. Questo consentirebbe alle banche di non subire perdite di capitale traumatiche, con minor bisogno di interventi esterni, anche pubblici. Inoltre, contribuirebbe a rilanciare l’economia e a ricostruire un clima di fiducia nei confronti del sistema bancario”.